M5S: un centinaio con Conte, ma i numeri sono ballerini

Giuseppe Conte, come da tradizione, suona la campanella ad inizio della sua legislatura.
Giuseppe Conte, come da tradizione, suona la campanella ad inizio della sua legislatura. (Filippo Attili/Ufficio Stampa Palazzo Chigi)

ROMA. – Contiani da una parte, grillini dall’altra. E, in mezzo, un gruppo di pontieri instancabili, ancora animati dal convincimento che non possa finire così, poiché la spaccatura nel M5s porterebbe solo danni. A tutti.

In attesa dell’epilogo finale, inevitabilmente, continua frenetica la conta nel Movimento tra i parlamentari – attualmente stimati intorno ad un centinaio – pronti a schierarsi con Giuseppe Conte e quelli fedeli a Beppe Grillo. Si tratta, tuttavia, di previsioni incerte già all’origine e soprattutto fluide, in quanto gli esiti variano a seconda della giornata, dei calcoli di ciascun eletto e dell’altalena emotiva collettiva.

Sui 161 deputati a Cinque Stelle, secondo rumors di Palazzo, potrebbero essere una quarantina quelli disposti a passare con Conte. Tanti eletti al primo turno sarebbero, infatti, più orientati a restare con Grillo, anche considerata la contrarietà del garante a derogare al tetto del secondo mandato (circostanza che favorirebbe i novelli alle prossime elezioni).

Vicini al comico genovese anche Carla Ruocco, il capogruppo Davide Crippa, Sergio Battelli e Vincenzo Spadafora. L’ex premier, invece, potrebbe far perno su un consistente gruppo di potenziali “fedelissimi”: da Michele Gubitosa a Davide Serritella, da Alfonso Bonafede fino a Luigi Iovino.

Ma è al Senato che Conte farebbe il pienone: qui si mormora potrebbero passare con lui gran parte dei 75 eletti. Vengono considerati a lui vicini rappresentanti di spicco della galassia pentastellata: la vicepresidente Paola Taverna, il capogruppo Ettore Licheri, Mario Turco, Vito Crimi e Stefano Patuanelli.

Con i ‘neo-ortodossi’ si schiererebbe, tra gli altri, Danilo Toninelli. Proprio oggi 19 senatori, tra i quali l’ex ministro delle Infrastrutture, hanno sottoscritto una lettera per chiedere di tentare una ricomposizione tra Grillo e Conte. Eppure, proprio a Palazzo Madama, si registra un ostacolo concreto per la formazione di un eventuale nuovo gruppo: la necessità di un simbolo che abbia partecipato alle ultime elezioni.

I contiani potrebbero mutuarlo da un’altra forza politica (il Maie? Centro Democratico? IdV?) o costituirsi come componente del misto. La difficoltà maggiore, anche per coloro che hanno le idee più chiare, resta la scelta in sé tra l’andare e il restare: seguire il nuovo (Giuseppe Conte) in un’impresa incerta e dai contorni ancora tutti da definire anche a livello economico, o restare nella casa del ‘padre’ (Beppe Grillo) a raccogliere ciò che lo scontro risparmierà.

“Devono parlarsi e risolvere. Ma se proprio ci faranno scegliere, vogliamo parlare faccia a faccia con l’uno e con l’altro”, si sfoga un deputato. Così, per evitare fino all’ultimo minuto utile il temutissimo bivio, stanno scendendo in campo tutti i big del M5s – da Luigi Di Maio a Virginia Raggi – impegnati in un’opera di ricucitura incessante. Ma, se strappo sarà, si dovrà tener d’occhio il posizionamento di due pentastellati in particolare: il ministro degli esteri e il presidente della Camera Roberto Fico. Dalle loro mosse dipenderà molto.

(di Paola Lo Mele/ANSA)

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