Blinken a Roma vede Lapid, Israele teme intesa con l’Iran

Forti misure di sicurezza accompagnano l'arrivo di Antony Blinken a Villa Taverna, residenza dell'ambasciatore americano a Rome
Forti misure di sicurezza accompagnano l'arrivo di Antony Blinken a Villa Taverna, residenza dell'ambasciatore americano a Rome. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – Consolidare ulteriormente il legame con l’Italia, partner chiave in Europa “per garantire la sicurezza transatlantica” e del “Mediterraneo”. Il Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, sbarca a Roma per copresiedere con Luigi di Maio la riunione della colazione anti-Daesh e partecipare al G20 esteri a Matera.

Ma nella sua prima giornata nella capitale ha anche un altro importante incontro, il primo tra la nuova amministrazione Biden ed il nuovo governo israeliano del dopo-Netanyahu. L’appuntamento è con Yair Lapid, oggi ministro degli esteri dello Stato ebraico, domani premier dopo la staffetta con Bennet. E sul tavolo rimbalza subito lo spinoso dossier del nucleare iraniano, che gli storici alleati di Washington in Medio Oriente vedono come fumo negli occhi.

Il dossier mediorientale è tra i temi di più difficile soluzione per gli americani. A partire dal dossier Teheran: il nuovo esecutivo israeliano, nonostante il profilo più moderato rispetto al precedente, ha confermato la sua contrarietà al rientro degli Usa nell’accordo internazionale di Vienna da cui Trump era uscito.

Lapid, parlando con Blinken, ha sottolineato le “forti riserve sul negoziato a Vienna”, che a suo avviso merita di essere approfondito in “colloqui diretti” con gli israeliani. Allo stesso tempo, ha teso una mano alla nuova amministrazione americana affermando che “negli ultimi anni sono stati commessi errori” nei rapporti con gli Usa. Un riferimento allo stretto legame tra Netanyahu e Trump che ha “compromesso lo status bipartisan di Israele” tra repubblicani e democratici.

Ma, per il futuro, la mano è tesa: ‘Non c’è relazione più importante, amico più fedele, per Israele degli Usa e ripareremo” gli errori degli ultimi anni “insieme”. “Avremo disaccordi, ma non riguardano l’essenza, riguardano come arrivarci”, ha aggiunto Lapid.

La situazione dei conflitti in Medio Oriente sarà in agenda anche nei colloqui di domani in Vaticano tra Blinken e papa Francesco. Biden è il secondo presidente cattolico della storia americana, dopo Kennedy, e con Francesco i rapporti sono ottimi, soprattutto se confrontati con gli attriti del pontefice con Trump sui migranti.

Tra Biden e Bergoglio potrebbe affacciarsi anche lo spinoso tema delle spaccature nella conferenza episcopale americana, con il braccio di ferro sulla comunione che i vescovi più conservatori avrebbero voluto negare ai politici favorevoli all’aborto come Joe Biden, e su cui il Vaticano aveva chiesto di soprassedere.

La missione in Italia di Blinken, dopo le tappe a Berlino e Parigi, ribadisce la volontà degli Usa di consolidare il rapporto con l’Europa. E dopo il tour non è escluso che gli Usa sciolgano anche il nodo degli ambasciatori a stelle e strisce nelle principali cancellerie europee, tra cui ovviamente Roma.

Tra i rumors che si rincorrono da settimane ci sarebbe la volontà di Biden di nominare delle donne. E per l’Italia circola il nome di Jane Dorothy Hartley, già ambasciatrice in Francia e a Monaco sotto la seconda amministrazione Obama. Proprio arrivando a Roma, il capo della diplomazia americana ha sottolineato “il forte legame tra Usa e Italia”, “importante nel garantire la sicurezza transatlantica, nell’organizzare il sostegno al progresso in Libia e nell’affrontare le minacce condivise nel Mediterraneo e nel mondo”.

A partire dalla lotta al terrorismo, tanto che Blinken e Di Maio presiederanno insieme la ministeriale della Coalizione anti-Daesh. Roma auspica che gli Usa contribuiscano a mettere in sicurezza il Sahel dal terrorismo jihadista e dare una stabilità alla regione, anche per scoraggiare l’immigrazione irregolare. Washington punta sull’Italia per il suo storico ruolo nel Mediterraneo allargato, dalla Libia fino a Cipro, in ottica di bilanciamento rispetto all’egemonia turca e russa.

La presenza degli Usa, e quindi di Blinken, sarà cruciale anche al G20 Esteri in programma martedì a Matera. Sui temi su cui la presidenza italiana punta – la risposta internazionale alla pandemia, uno sviluppo sostenibile a protezione della stabilità climatica – il capo della diplomazia americana potrà mostrare al mondo che l’isolazionismo di Trump è acqua passata.

Ma sul G20 aleggerà la crescente tensione tra Stati Uniti e Cina. Il ministro degli Esteri Wang Yi non sarà fisicamente a Matera (interverrà in videoconferenza, impegnato in Patria nel 100 anniversario del Partito Comunista Cinese), e quindi si eviterà il prevedibile gelo tra i capi delle diplomazie delle due principali potenze mondiali. Allo stesso tempo è indubbio che nella città lucana si confronteranno due visioni opposte del mondo, sul tema dei diritti umani, della democrazia e della competizione economica.

(di Luca Mirone/ANSA)

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