Appello Unicef Italia al governo: nascano i Covax

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Logo del Fondo delle Nazioni Unite per l' Infanzia (UNICEF)

ROMA.  – “Nella polemica tra pro-vax e no-vax, nascano i Covax”: è l’auspicio di Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, che lancia un appello al presidente del Consiglio, Mario Draghi, al ministro della Salute, Roberto Speranza, e al commissario straordinario per l’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, con un riferimento al programa dell’Organizzazione mondiale della Sanità per l’equa distribuzione dei vaccini ai Paesi più poveri.

“Non c’è sicurezza senza equità, stiamo perdendo di vista la sofferenza degli Stati poveri, siamo preoccupati”, ha detto Iacomini all’ANSA. “Per evitare le varianti è necesario aiutarci, anche tra Paesi contrapposti da ragioni politiche: la pandemia insegna che ci possiamo salvare solo insieme”, ha aggiunto, proponendo un cambio di prospettiva nella comunicazione.

“In Italia si parla solo di no-vax, noi siamo i Covax e vogliamo ricordare ai cittadini che questa crisi sanitaria finisce per tutti o per nessuno”. I dati dell’Oms mindicano che solo lo 0,4 per cento delle dosi è stato destinato ai Paesi a basso reddito, a fronte del 44 per cento dato ai Paesi industrializzati.

“Abbiamo la fortuna di avere tre interlocutori sensibili come Draghi, Speranza e Figliuolo. In particolare, abbiamo avuto un incontro con il ministro della Salute, che ha dimostrato interesse nell’aiutarci a comunicare che la nostra campagna di immunizzazione non avviene in altri Paesi meno fortunati: Covax nasce proprio per colmare questo divario”. In Gran Bretagna, per esempio, presso i centri di vaccinazione c’è del personale preposto a chiedere un contributo per le troppe persone escluse dalle cure, tra le quali un numero molto alto di bambini.

“Facciamo campagna di comunicazione sul nostro sito web, ma chiediamo al governo di affiancarsi a noi, in modo da cambiare ml’approccio alla discussione. Sono necessarie rapidità ed equità mentre la pandemia galoppa, non serve abbattere i brevetti in nazioni prive di tutto, ma aumentare le forniture di vaccini indirizzate a chi ne è più sprovvisto”, ha concluso Iacomini, che paventa l’attribuzione delle varianti al fenomeno migratorio in un mondo ormai interconnesso, ma dalle possibilità ancora molto dissimili e legate alle varie latitudini.

(di Valentina Maresca/ANSA).

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