Draghi: “Cresceremo più di prima, ma la variante Delta è una minaccia”

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in conferenza stampa al termine dei lavori del Consiglio europeo e dell'Eurosummit.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in conferenza stampa al termine dei lavori del Consiglio europeo e dell'Eurosummit. (Ufficio Stampa e Comunicazione della Presidenza del Consiglio)

BRUXELLES. – L’obiettivo si chiama “crescita superiore ai livelli pre-Covid”. Ma anche la minaccia ha un nome ben preciso: variante Delta. Mario Draghi, al termine di un Consiglio Ue dove mette sul tavolo anche la riforma dell’Agenzia del farmaco europea, si sofferma sulle prospettive del Recovery Plan e sui rischi di una nuova ondata pandemica.

E da Bruxelles, mentre in Italia si dibatte sul mantenere o meno le mascherine, il premier spegne facili entusiasmi: “Non ne siamo fuori, la pandemia va affrontata con determinazione e attenzione, continuando a fare vaccini e tamponi e accelerando sul sequenziamento”.

Per Palazzo Chigi, quello dell’ultima variante del Covid non è solo un problema sanitario. Ripiombare nello spettro del lockdown stravolgerebbe il cronoprogramma che ha in testa il premier per far uscire il Paese dal tunnel. “In Inghilterra vediamo come la diffusione di Delta stia creando incertezza nella ripresa economica. Non vogliamo trovarci in questa situazione”, avverte Draghi.

Anche perché con la fine dell’estate riapriranno le scuole e torneranno a riempirsi i trasporti pubblici, con effetti potenzialmente esponenziali sui contagi. “Non vogliamo trovarci nella situazione dello scorso anno, avremo pure imparato qualcosa…”. Al tavolo del Consiglio Ue la variante Delta è una sorta di convitato di pietra. E’ un fattore che preoccupa, “la soluzione è vaccinare, vaccinare, vaccinare”, è l’appello di Ursula von der Leyen.

“Con Delta la fine della pandemia non è vicina”, incalza anche Angela Merkel, spesso detentrice, proprio come il governo italiano, della linea della prudenza. E’ sul rischio del rallentamento della crescita che invece Draghi si sofferma.

Proprio dall’Europa Building la presidente della Bce Christine Lagarde annuncia che la zona euro toccherà il Pil pre-pandemia nel primo trimestre del 2022, uno prima del previsto. Mentre l’Istat, nel mese di giugno, registra un balzo della fiducia delle imprese e dei consumatori, addirittura superiore ai livelli pre-Covid.

Ed è questo l’obiettivo di Draghi: stimolare la ripresa con le risorse del Pnrr ma anche spingere emotivamente il Paese ad una rinnovata fiducia, seguendo la strategia della “profezia che si auto-avvera”. “Se gli investimenti del Recovery sono ben fatti produrranno un aumento della produttività”, spiega il capo del governo, tornando a sottolineare la necessità di perseguire “politiche fiscali espansive”.

La filosofia, insomma, è quella di un ‘whatever it takes’ europeo che guardi oltre l’ok al Next Generation Ue. In chiave sanitaria, Draghi boccia sia lo Sputnik (“non credo avrà mai l’ok dell’Ema) sia il cinese Sinovac (“è inadeguato”). E lancia la battaglia per la riforma dell’agenzia Ue del farmaco: “Ci sono state difformità tra i pronunciamenti dell’Ema e le autorità nazionali, c’è stata molta confusione, è un problema che ho sollevato”, spiega.

La direttrice dell’Ema, Emer Cooke, si dice d’accordo ad una riforma che renda l’organo più “proattivo”, assegnandogli “un ruolo formale”. L’idea di Draghi è quella di un’agenzia con poteri simili all’americana Fda. Ma la strada è lunga, e le divisioni nell’Ue dietro l’angolo.

Lungo è anche il percorso per un eventuale accordo europeo sui ricollocamenti. Al Consiglio l’intesa è stata sulla cooperazione con i Paesi di origine, ovvero sulla “dimensione esterna”. Di redistribuzione non si è parlato. “Non era il mio obiettivo, sarebbe stato prematuro avere un accordo per noi non conveniente”, sottolinea Draghi non escludendo, da qui ai prossimi mesi, “accordi tra gruppi di Paesi” sulla scia del Patto di Malta. Si guarda soprattutto a Francia e Germania, e per il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese un’intesa potrebbe essere possibile in autunno.

“La soddisfazione di Draghi è incomprensibile, è stato un clamoroso fallimento del governo”, attacca dall’Italia Giorgia Meloni. Mentre il cancelliere Sebastian Kurz a fine Consiglio avverte: “Di redistribuzione non è il caso di parlare”.

(dell’inviato Michele Esposito/ANSA)

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