Biden ko sulla riforma elettorale, “ma non finisce qui”

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. (ANSA)

WASHINGTON.  – “La democrazia è in pericolo, la battaglia non finisce qui”: Joe Biden e il partito democratico reagiscono così alla prima sonora sconfitta, quella sulla legge per rafforzare e allargare il diritto di voto, indicata come la priorità numero uno in vista delle elezioni di Midterm del 2022, dopo le false accuse di brogli lanciate da Donald Trump e l’assalto al Congresso dei suoi fan per ribaltare l’esito delle presidenziali.

I repubblicani hanno infatti eretto un muro compatto al Senato per affondare il “For the people Act”, la più ampia riforma elettorale degli ultimi decenni, approvata alla Camera in marzo solo grazie alla maggioranza dem. Ma nella Camera alta hanno fatto ostruzionismo sfruttando il filibustering, una regola procedurale che impedisce ad una legge di essere discussa in aula senza una maggioranza di 60 voti (i due partiti ne hanno 50 a testa). Una regola che ora mette a rischio l’ambiziosa agenda di Biden, dal maxi piano per le infrastrutture all’immigrazione, dalla riforma della polizia alle leggi sulle armi.

Finora il presidente si è detto contrario a cambiarla ma dopo lo schiaffo repubblicano potrebbe ripensarci, come ha lasciato intendere la Casa Bianca. Ad incalzarlo in questa direzione è la sinistra del partito, Alexandria Ocasio-Cortez in testa, sempre più frustrata dallo stallo legislativo. Del resto anche i repubblicani, quando controllavano il Senato, hanno usato “l’opzione nucleare” per neutralizzare l’ostruzionismo  democratico. Il problema però è convincere i senatori dem più moderati, come John Manchin e Kyrsten Sinema, decisi a difendere il filibustering come garanzia per la minoranza.

La riforma elettorale del partito dell’Asinello puntava a garantire che gli americani potessero votare via posta almeno due settimane prima delle elezioni, avere pieno accesso al voto anticipato, ottenere la registrazione automatica nello stesso giorno della richiesta alla motorizzazione. Nello stesso tempo rendeva più trasparente il finanziamento elettorale e limitava il gerrymandering, ossia la manipolazione dei confini dei ,distretti elettorali a uso e consumo del partito locale ,dominante. I repubblicani hanno ignorato anche il compromesso di ,Manchin (avallato da Biden e da Obama), che non toccava il ,gerrymandering e includeva l’obbligo di un documento di ,riconoscimento.

“É stata la soppressione di una legge per mettere fine alla soppressione del voto, un altro attacco ai diritti di voto che è tristemente senza precedenti”, ha denunciato il presidente, mentre la speaker della Camera Nancy Pelosi valuta se nominare una commissione sull’assalto al Capitol dopo che l’opposizione ha affondato al Senato anche la proposta di una commissione bipartisan in stile 11 settembre. Per il Grand Old Party invece la riforma dei dem è “un piano chiaramente di parte per ,inclinare ogni elezione permanentemente a loro favore”, dato che l’allargamento del voto in genere li premia.

Tanto che negli Stati dove hanno la maggioranza stanno varando leggi elettorali restrittive, punendo addirittura la distribuzione dell’acqua agli elettori in coda e limitando il voto nelle prime ore di domenica per ostacolare i fedeli afroamericani.

Biden cerca intanto di rilanciarsi annunciando un piano contro l’escalation “inaccettabile” della criminalità, che nel 2020 ha visto aumentare gli omicidi del 30% e gli assalti con le armi dell’8%: tolleranza zero per i trafficanti di armi, supporto di mezzi e risorse federali alla polizia locale anche attingendo ai fondi anti pandemia, aumento di servizi e opportunità occupazionali estive per i giovani, reinserimento sociale degli ex detenuti. Ma anche le leggi contro “l’epidemia delle armi” sono ferme al Congresso: ostaggio dell’ostruzionismo repubblicano.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA).

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