BRUXELLES. – L’Occidente ha alzato il tiro contro le violazioni di Aleksander Lukashenko, a sostegno delle “aspirazioni democratiche troppo a lungo represse” dei bielorussi, investendo il regime di Minsk con un’ondata di sanzioni coordinate, che precedono solo di qualche giorno nuove misure restrittive dell’Ue per settori economici.
“Abbiamo adottato uniti un’azione in risposta all’atterraggio forzato del 23 maggio del volo Ryanair e all’arresto per motivi politici del giornalista Raman Protasevich e della sua compagna Sofia Sapega, nonché al continuo attacco a persone diritti e libertà fondamentali”, spiega il comunicato congiunto firmato da Unione Europea, Canada, Stati Uniti e Regno Unito.
Mentre l’appuntamento per il prossimo fuoco di fila è dopo la valutazione del pacchetto al vertice dei 27 leader europei di questa settimana. Una strategia, quella del coordinamento ad effetto moltiplicatorio, stabilita in linea generale al G7.
Il pacchetto più corposo è stato quello dei ministri degli Esteri dei 27, che riuniti in consiglio a Lussemburgo, hanno dato luce verde all’iscrizione di 86 nomi nella lista nera, che prevede il congelamento dei beni e il divieto dei viaggi in Europa.
Nell’elenco sono finiti giudici, rettori universitari, uomini d’affari, “propagandisti”, militari d’alto rango, oltre al figlio Dimitry e alla nuora di Lukashenko, Liliya. Tra le aziende, anche l’impresa di proprietà dello Stato Belaeronavigatsia, responsabile del controllo del traffico aéreo del Paese, e perciò riconducibile direttamente al dirottamento del volo.
E ora, vinte le resistenze dell’Austria, per il regime bielorusso c’è in serbo una nuova sventagliata dell’Ue, per colpire settori economici come il fiorente export di potassio, i servizi finanziari, le forniture di tabacco, la petrolchimica e l’energia.
Varare sanzioni economiche “è un passo importante”. Di solito si resta nella sfera delle “misure che colpiscono individui o imprese. Ma arrivati a certi punti occorre prendere misure molto più forti”, ha spiegato l’Alto rappresentante dell’Unione, Josep Borrell, convinto che gli “effetti” per Minsk saranno “dolorosi”.
Il dirottamento del volo Ryanair, gli oltre 500 prigionieri politici ancora in cella, “l’orribile spettacolo” di Protasevich costretto a fare “una confessione in stile maoista alle tv” hanno cambiato il mood. “É chiaro che con Minsk non si può trattare”, ha commentato il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, preoccupato per l’utilizzo dei migranti come arma contro le frontiere del suo Paese.
“Non c’è posto per lo stalinismo nel 2021”, ha messo in guardia il lussemburghese, Jean Asselborn, mentre il tedesco Heiko Maas ha avvertito: “Vogliamo fare la nostra parte per prosciugare finanziariamente il regime di Lukashenko”. E queste misure “mostrano tutta la nostra determinazione ad appoggiare” la lotta per la democrazia, ha chiarito la spagnola Arancha Gonzalez Laya.
Un sostegno che i ministri hanno voluto esprimere di persona alla leader dell’opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, ospite speciale alla riunione alla riunione a Lussemburgo. “Non conosciamo la direzione che prenderà il regime. Probabilmente accrescerà la violenza. Dobbiamo prepararci al peggio, ma non possiamo fermarci adesso – ha incitato Tikhanovskaya – non vogliamo” che la Bielorussia diventi la Corea del Nord d’Europa.
(di Patrizia Antonini/ANSA).