Fauci vuole le cartelle cliniche dei ricercatori di Wuhan

Esperti Oms visitano istituto di virologia di Wuhan. Immagine d'archivio.
Esperti Oms visitano istituto di virologia di Wuhan. Immagine d'archivio. (ANSA)

WASHINGTON. – Gli Stati Uniti non allentano la pressione sulla Cina a caccia delle origini della pandemia e l’ipotesi di una fuga del virus dal laboratorio di infettivologia di Wuhan resta sul tavolo.

Tanto che il virólogo Anthony Fauci avrebbe chiesto alle autorità di Pechino alcune cartelle cliniche, quelle dei tre ricercatori e delle altre sei persone che si sospetta possano aver contatto il Covid 19 già nel novembre del 2019, un mese prima i primi contagi ufficiali.

A riportarlo è il Financial Times, anche se da Washington per ora non arriva alcuna conferma. “Vorrei vedere le cartelle cliniche delle persone che si sono ammalate nel 2019. Si sono davvero ammalate e, in tal caso, di cosa si sono ammalate?”, avrebbe affermato Fauci riferendosi al team di nove persone del Wuhan lab che già nel 2012 aveva compiuto un sopralluogo in una grotta abitata da pipistrelli e considerata un focolaio del nuovo coronavirus.

Il sospetto è che durante gli studi e le analisi di laboratorio si possa essere verificata una fuga verso l’esterno del virus. Un incidente più che un’azione deliberata, ha ripetuto Fauci negli ultimi giorni, ma un incidente sempre negato dalle autorità cinesi, che bollano la tesi come “una teoria del complotto”.

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha liquidato così la richiesta del consulente sanitario del presidente americano Joe Biden: “L’istituto di virologia di Wuhan ha rilasciato una dichiarazione il 23 marzo in cui precisa che al 30 dicembre 2019 il laboratorio non era stato esposto al nuovo coronavirus. Speriamo – aggiunge il portavoce – che gli Stati Uniti adottino un atteggiamento scientifico e cooperativo come quello della Cina, invitando gli esperti dell’Oms a svolgere le ricerche sulla tracciabilità del virus”.  Stessa reazione da parte dell’omologa di Fauci, l’infettivologa Shi Zhengli.

La tesi di Pechino resta dunque quella del contagio avvenuta direttamente con la trasmissione del virus dagli animali e non mnecessariamente in Cina, dove il Covid 19 potrebbe essere arrivato dall’esterno, magari attraverso del cibo congelato importato. Ma per Fauci in quelle cartelle cliniche delle nove persone ammalatesi nel 2019, di cui tre decedute, potrebbero esserci “indizi fondamentali” per risalire all’origine della pandemia. Ecco perché il suo appello alle autorità e ai colleghi cinesi è quello di collaborare il più possibile nella ricerca della verità.

Intanto la Casa Bianca è scesa in campo a difesa del direttore dell’Istituto di infettivologia sempre più bersagliato dalle critiche dei detrattori, soprattutto dopo la pubblicazione di tantissime delle sue email scambiate durante oltre un anno di lotta al virus. “Il presidente e l’amministrazione ritengono che il dottor Fauci abbia svolto un ruolo incredibile nel tenere sotto controllo la pandemia”, ha dichiarato la portavoce Jennifer Psaki, definendo il virologo di origini italiane una “risorsa fondamentale” per il Paese.

(di Ugo Caltagirone/ANSA).

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