Seggi vacanti, ipotesi per Conte e Letta

Enrico Letta nel suo intervento in assemblea Pd, Roma
Enrico Letta nel suo intervento in assemblea Pd, Roma, 14 marzo 2021. (Ufficio Stampa Pd)

ROMA. – Giuseppe Conte lavora al rafforzamento della sua leadership nel Movimento e, in attesa che si sciolga nei prossimi giorni la querelle con Rousseau, medita su una sua possibile candidatura alla Camera, approfittando del seggio che lascerebbe libero Emanuela De Re, in procinto di essere nominata nuova inviata dell’Unione europea in Sahel.

E’ una decisione cruciale per il suo futuro alla guida del Movimento: se da un lato un eventuale insuccesso lo esporrebbe ad un inevitabile perdita di prestigio in seno al Movimento, dall’altro, in caso di vittoria, il suo ingresso in Parlamento lo rafforzerebbe moltissimo agli occhi dei parlamentari che, in molti alla Camera, sono ancora molto legati alla figura di Luigi Di Maio.

Il quale, soprattutto dopo la sua iniziativa sul caso Uggetti, ha raccolto nuovi attestati di stima mentre in Parlamento i gruppi 5s continuano a stare sul piede di guerra, ansiosi di capire quale futuro li attende e quali nuovi rapporti di forza scaturiranno dalla futura organizzazione pentastellata.

In parallelo, si apre una prospettiva analoga anche per il segretario del Pd, Enrico Letta, che potrebbe decidere di aspirare al seggio lasciato vacante da Pier Carlo Padoan. “È un’ipotesi: soprattutto i senesi del PD mi hanno cercato, però non è la mia prima priorità” commenta il segretario dem.

Con i leader dei due partiti alla Camera, però, l’alleanza tra le due forze politiche ne uscirebbe sicuramente rafforzata. Anche se un nuovo passo su questo fronte l’ha mosso Giuseppe Conte, invocando un’intesa per le regionali in Calabria, tra un ampio fronte di “forze progressiste” ma, allo stesso tempo, chiarendo che il Movimento propugna la scelta di un candidato civico.

“Con il M5s non è una passeggiata” ammette infatti Letta. Tensioni interne ai partiti ci sono anche in vista dei nuovi incarichi che verranno attribuiti dai presidenti della Camera e del Senato per rappresentare l’Italia in seno alla Conferenza per il futuro dell’Europa.

La delegazione sarà formata dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega agli affari europei, Enzo Amendola, e da quattro parlamentari: due deputati e due senatori, due uomini e due donne, dei maggiori partiti della maggioranza e senza, quindi FdI. I nomi verranno scelti da Fico e Casellati entro il 6 giugno ma, a pochi giorni dalla scadenza, i parlamentari sono all’oscuro di tutto. Se nel Pd i nomi in lizza sarebbero quelli del senatore Alessandro Alfieri e della deputata Lia Quartapelle, “noi del M5s non sappiamo nulla, siamo tenuti all’oscuro di tutto” si lamenta un parlamentare.

Intanto i 5 Stelle guardano alla scadenza dei termini per la consegna dei dati degli iscritti da parte di Rousseau: la dead line dovrebbe essere quella di domenica ma in questi giorni gli avvocati dell’associazione guidata da Davide Casaleggio stanno trattando con l’Authority per capire se l’organismo abbia o meno l’autorità per pretendere la consegna di dati sensibili nelle mani di un rappresentante non riconosciuto legalmente.

Rousseau si è insomma reso disponibile a trattare ma si rifiuta di fare atti “contra legem” che potrebbero esporre l’associazione a risponderne in prima persona. Ma la prova di forza, in attesa di un nuovo pronunciamento del Tribunale di Cagliari per la prossima settimana sta fiaccando il Movimento: lascia infatti il M5s anche Elisabetta Trenta, scelta e candidata da Di Maio nel 2018 e nominata ministro della Difesa nel Conte1.

“Lascio perché i troppi compromessi e le retromarce sono la negazione dei sogni di chi ha creduto in noi” annuncia l’ex ministro che promette, però, di restare in politica. Anche se non nelle file degli ex M5s che si stanno organizzando per rifondare il Movimento,

(di Francesca Chiri/ANSA)

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