Intesa lontana sui migranti. Bufera sulla Danimarca

Soldati dell'esercito spagnolo sorveglia un gruppo di migranti a Ceuta:
Soldati dell'esercito spagnolo sorveglia un gruppo di migranti a Ceuta. (ANSA)

BRUXELLES.  – Le discussioni su un mecanismo di solidarietà temporaneo per i ricollocamenti dei migranti dall’Italia, per far fronte all’emergenza dei flussi dei mesi estivi, “sono in corso, ma non è chiaro se condurranno ad un accordo”.

É un quadro ancora pieno di incertezze quello che viene descritto da autorevoli fonti diplomatiche europee in merito al negoziato di Roma con Parigi e Berlino. E la premessa è che l’aiuto non arriverà gratis. La chiave per l’intesa è che il nostro Paese si dimostri “più disponibile e flessibile” nelle trattative sul Patto sull’Asilo, al palo da mesi sull’aspetto centrale dell’equilibrio tra solidarietà e responsabilità.

L’atteggiamento dell’Italia e degli altri Paesi del fronte Mediterraneo negli ultimi mesi viene descritta come “poco costruttiva” ed il tentativo è quello di esplorare se con il nuovo premier, Mario Draghi, ci siano margini per generare una dinamica nel dossier.

Segnali di incoraggiamento per l’Italia, grazie al pressing della Commissione Ue, arrivano dalla Lituania e dal Lussemburgo, che dopo l’Irlanda si sono fatti avanti per  accogliere i migranti sbarcati sulle coste siciliane. Ma si tratta più di una dimostrazione di buona volontà che di altro, visto che tra Dublino, Vilnius e Lussemburgo i posti a disposizione sono meno di trenta.

Intanto la Danimarca, che con l’Austria da sempre spalleggia i quattro Visegrad (Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca) contro qualsiasi ipotesi di ridistribuzione, mostra il suo volto più intransigente, con il via libera in Parlamento (70 voti favorevoli e 24 contrari) ad una legge che prevede la delocalizzazione delle procedure per la richiesta di asilo, con l’apertura di centri in Africa.

Tra le ipotesi dei Paesi papabili, citate dai media danesi, Ruanda, Egitto e Eritrea. Una misura che ha suscitato l’ira di Bruxelles e delle Nazioni Unite, incassando invece il plauso del leader della Lega, Matteo Salvini.

Un portavoce dell’Esecutivo comunitario ha evidenziato come l’Ue “condivide le preoccupazioni espresse dall’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu (Unhcr), sia sulla compatibilità degli obblighi internazionali della Danimarca che sul rischio di minare le fondamenta del sistema internazionale di protezione, perché l’iniziativa solleva questioni sull’accesso alle procedure di asilo”.

La Commissione europea ora analizzerà il testo, prima di decidere i passi da compiere. Per l’Unhcr, Copenaghen “rischia di avviare un effetto domino in cui altri Paesi in Europa e nelle regioni vicine esploreranno la possibilità di limitare la protezione dei rifugiati sul proprio suolo”. Elogi arrivano invece da Salvini: “Dopo i respingimenti spagnoli e le frontiere chiuse della Francia, un altro governo europeo ci dà lezioni. Invitiamo il Viminale a prendere nota”.

Della questione migranti si tornerà a parlare comunque martedì a Lussemburgo, al consiglio Affari interni, dove è previsto un aggiornamento di cinque minuti sullo sviluppo nei negoziati sul Patto sull’asilo. Lo spazio che la presidenza di turno portoghese ha riservato alla questione la dice lunga sugli avanzamenti. Ma una discussione più ampia sul dossier è attesa al pranzo di lavoro dei ministri, dove probabilmente il caso Danimarca (che comunque ha un opt out sulle politiche comuni dell’asilo) e la richiesta sui ricollocamenti dell’Italia saranno sollevate.

Il punto “migration” figura anche sull’ultima bozza dell’agenda del vertice dei leader Ue del 24 e 25 giugno. Domani gli ambasciatori al Coreper avranno la prima discussione di preparazione al summit. Fonti diplomatiche fanno presente che  “talvolta viene dimenticato che Francia e Germania hanno ricevuto e continuano a ricevere più profughi e migranti rispetto all’Italia” a causa dei movimenti secondari dei cosiddetti “dublinanti”.

Anche questo porta a interrogativi rispetto ad un meccanismo temporaneo di solidarietà. E c’è chi evidenzia: meglio focalizzarsi sulla parte estera, con partnership con i Paesi africani e i rimpatri, perché potrebbe contribuire a creare un’atmosfera favorevole per risolvere le questioni interne più spinose.

(di Patrizia Antonini/ANSA).

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