In Ue più casi e meno vaccini tra i migranti

Vaccinare i migranti
Vaccinare i migranti (Fanpage.it)

ROMA. – Vivono in condizioni di maggiore affollamento, fanno lavori più a rischio di contagio e spesso non hanno accesso al servizio sanitario se irregolari: sono alcune delle ragioni che hanno fatto sí che in questi mesi il Covid in Europa colpisse di più alcuni gruppi di migranti, che sono anche quelli meno vaccinati.

A fare il punto è il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) nel suo ultimo documento su come ridurre i contagi e aumentare le vaccinazioni tra i migranti. Dai dati presentati emerge ad esempio che in Norvegia i migranti hanno rappresentato il 42% di tutti i casi di Covid, in Danimarca il 26% e in Svezia il 32%.

In Italia e Spagna invece sono risultati più a rischio di ricovero rispetto agli autoctoni. L’Ecdc cita in particolare uno studio italiano riferito al periodo tra il 20 febbraio e 19 luglio 2020, da cui è emerso che il 7,5% di tutti i casi di Covid erano di persone non italiane, e che questo gruppo riceveva una diagnosi più tardiva, cosí come era a maggior rischio di ricovero e ingresso in terapia intensiva.

Anche in Spagna uno studio ha rilevato che il 16,6% dei casi erano di non-Europei, ricoverati più spesso in terapia intensiva (16,6%) rispetto agli europei (9,6%). Inoltre in Gran Bretagna, Olanda, Francia e Svezia i migranti hanno avuto tassi di mortalità più alti per tutte le cause rispetto al resto della popolazione e agli anni precedenti.

Più focolai sono stati riportati in diversi campi e centri di ricezione e detenzione dei migranti in Europa. Ad esempio in Grecia sono stati segnalati 25 focolai in strutture per rifugiati e richiedenti asilo e il rischio di infezione per queste persone, rispetto alla popolazione greca, è risultato di 2,5-3 volte maggiore.

Il peso delle restrizioni e del lockdown protratto ha avuto un impatto maggiore sui migranti, spesso impiegati in prima linea nei lavori più a rischio, come operatori sanitari, badanti, consegne, sicurezza, trasporti, a maggior rischio di perdere lavoro ed entrate e bloccando anche i processi di asilo e i ricongiungimenti familiari.

Secondo l’Ecdc è essenziale cercare di minimizzare il rischio di contagio, dare ai migranti un miglior accesso ai servizi sanitari e vaccinali, soprattutto a chi è escluso dal servizio sanitario e lavorare per aumentare la loro fiducia nel vaccino.

Molte minoranze etniche (come le persone di colore in Gran Bretagna, dove il 72% afferma di non volersi far vaccinare) sono riluttanti a farsi vaccinare. Per farlo, conclude il documento, bisogna contrapporre informazioni accurate alla disinformazione, prevedere punti di accesso vaccinali per i migranti non registrati, e alternative alla detenzione, se non è possibile garantire l’auto-igiene e il distanziamento sociale.

(di Adele Lapertosa/ANSA)

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