Torna Berlusconi e “incunea” orgoglio Fi tra Lega ed Fdi

Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Basilicata
Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi . ANSA/ PRESS OFFICE/ LIVIO ANTICOLI

ROMA. – Ma quale slavina, ma quale fuggi fuggi. Forza Italia c’è e vuole esserci anche in futuro, orgogliosa della sua “identità liberale”, consapevole di essere un movimento “diverso da tutti gli altri” del centrodestra, coalizione che “deve rimanere plurale” se vuole vincere.

E’ il messaggio che lancia Silvio Berlusconi, tornato a dire la sua in una lunghissima intervista al “Giornale”, dopo mesi di silenzio e settimane di ansia per la sua salute. Insomma, un rientro mediatico in grande stile per smentire chi pensa che Fi sia un partito ormai alla deriva, spaccato tra chi vuole accasarsi nella Lega e chi invece pensa a nuovi contenitori di centro, magari con Calenda e Renzi.

“Berlusconi – plaude il capogruppo Roberto Occhiuto – ricorda a tutti che i moderati sono indispensabili per un centrodestra plurale e vincente”. E in effetti, il Cavaliere punta subito a rassicurare il proprio partito, scosso dalla dolorosa scissione di Toti e Brugnaro.

Per loro due ha parole di misurato disprezzo. Si dice “rattristato” da quella che definisce “un’ operazione di palazzo senza seguito nel Paese che non porterà da nessuna parte”. “Tutti i tentativi di frammentazione accaduti finora hanno avuto vita breve e nessuna prospettiva politica. Non capisco perché questa volta dovrebbe essere diverso”.

Giovanni Toti replica piccato: “E’ stato Berlusconi a non aver consentito a Fi di diventare un grande partito moderato, popolare, liberale, riformista, non avviando il rinnovamento interno”.

Ma il Cavaliere si rivolge anche al governo, rivendicando a sé il merito della sua nascita, dando consigli sul fronte delle riforme, soprattutto quella del fisco. E soprattutto batte un colpo nei confronti degli alleati: prima boccia la fusione proposta da Matteo Salvini, poi definisce Giorgia Meloni una “risorsa interessante”. Ma infine fa capire a tutti e due che dovranno ancora fare i conti con Fi, unica forza moderata liberale e sinceramente europeista “insostituibile” della coalizione.

Chiarisce subito sul suo stato di salute smentendo ogni rumors circa un ulteriore aggravamento: “Sto migliorando. I medici mi hanno finalmente autorizzato a riprendere un minimo di attività, pur senza ancora uscire di casa”.

E uno dopo l’altro affronta tutti i punti all’ordine del giorno dell’agenda politica: boccia il ddl Zan definendolo, “da liberale” “un errore”, perché, a suo giudizio, “non allarga la platea dei diritti e rischia di limitare la libertà di opinione”.

Poi puntella l’esecutivo Draghi, osservando che “la svolta c’è stata, sia sul piano sanitario e finalmente se ne vedono i primi effetti sia su quello economico, ma purtroppo la ripresa sarà lunga e difficile, ma possiamo vedere un po’ di luce in fondo al tunnel”.

Parole di miele per il suo partito, a partire dal coordinatore Antonio Tajani, e per tutta la squadra ‘azzurra’ al governo, dalla capodelegazione Mariastella Gelmini, ai ministri Renato Brunetta e Mara Carfagna.

Nel frattempo la coalizione è alle prese con molti nodi irrisolti: il continuo duello tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni sta facendo allungare i tempi nella scelta dei candidati sindaci a Roma e Milano. Martedì non è più l’ultima data utile. La parola d’ordine ora è prendere tempo dopo l’ennesimo impasse dell’ultimo vertice per evitare dolorose rotture.

Salvini per calmare le acque arriva addirittura e negare il ballottaggio tra Michetti e Matone a Roma, dicendo che ci sono “4 o 5 candidati in gamba da valutare”. Intanto, occhi puntati sull’incontro tra Giorgia Meloni, di fatto la leader dell’opposizione, e il premier Mario Draghi su regole post-Covid ed economia. “Sicuramente – annuncia la Presidente di FdI – solleciterò le riaperture e chiederò di allentare sul tema della libertà, che è diventata una questione serissima. Quindi parlerò della sopravvivenza delle aziende”.

(di Marcello Campo/ANSA)

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