Clausola anti-ritardi, opere nei tempi o niente fondi

Secondo cantiere della Torino-Lione. in un'immagine d'archivio.
Secondo cantiere della Torino-Lione. in un'immagine d'archivio. (ANSA)

ROMA. – Vietato fare tardi: tra clausole taglia-fondi, costi che finiscono a carico delle amministrazioni e premi a chi è più veloce le circa 70 pagine del decreto Recovery in vigore, come promesso, dal primo giugno, sono disseminate di misure per indurre tutti i soggetti coinvolti, dalla P.a. alle imprese, a rispettare il cronoprogramma del Piano di ripresa e resilienza.

Nuovi incentivi ai dipendenti pubblici e ai funzionari dovrebbero arrivare anche con il decreto sul reclutamento, ancora in fase di vaglio tecnico prima di arrivare sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri.

Nel frattempo la nuova struttura della governance del piano obbliga a inserire delle specifiche clausole per la riduzione o revoca dei contributi nei bandi con cui i vari enti candideranno i propri progetti tra quelli da finanziare coi fondi europei.  I ritardatari quindi rischiano di perdere i finanziamenti che andranno al successivo progetto in graduatoria.

Quando invece dovessero finire commissariate, le amministrazioni dovranno anche pagare i commissari, per i quali sono previsti compensi fissi da 50mila euro cui aggiungere fino ad altri 50mila euro legati al raggiungimento dei risultati. Anche per le imprese che si aggiudicheranno i bandi di gara ci sarà un sistema di premi per ogni giorno di anticipo sulla consegna dell’opera, mentre scatterà una penale per ogni giorno di ritardo che potrà arrivare fino al 20% del valore del contratto.

Gli uffici però non saranno lasciati soli alle prese con questi nuovi compiti: da un lato arriveranno le assunzioni ad hoc e in tempi rapidi di “migliaia” di tecnici e professionisti per supportare la fase di progettazione e di realizzazione delle opere, dall’altra la stessa Consip realizzerà un apposito programma di “informazione, formazione e tutoraggio” per migliorare le performance delle amministrazioni.

In più per 10 grandi opere considerate di “particolare complessità o di rilevante impatto”, ci sarà un percorso autorizzativo ad hoc e una sezione speciale dedicata del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Si tratta di infrastrutture che vanno dall’alta velocità Salerno-Reggio Calabria alla linea Orte-Falconara fino alla nuova Diga per il porto di Genova.

Nonostante la grande accelerazione sul fronte dei permessi, il governo stesso ammette che non si riusciranno ad eliminare del tutto i rallentamenti. Per la valutazione di impatto ambientale, per esempio, si prevede un taglio drastico dei tempi e un rimborso del 50% dei costi di apertura della pratica in caso di superamento delle scadenze. Ciononostante di qui al 2023 la relazione tecnica che accompagna il decreto stima comunque che ci sarà un 30% di pratiche in ritardo per cui andranno restituiti i soldi.

(di Silvia Gasparetto/ANSA).

Lascia un commento