Colombia procura: 20 morti collegati direttamente a proteste

Manifestación indígena en Colombia. Archivo. EPA/Ernesto Guzman Jr

ROMA. – Almeno 48 morti sono stati riportati durante le proteste iniziate in Colombia il 28 aprile contro il governo di Iván Duque, e di questi, “20 sono direttamente collegati alle mobilitazioni”.

È quanto riferisce un rapporto presentato oggi dalla Procura e dall’Ufficio del difensore mcivico del Paese, dove si segnala inoltre che le autorità sono riuscite a localizzare finora 308 persone denunciate come scomparse durante le manifestazioni, mentre la ricerca resta attiva per 111 casi.

“Dal 28 aprile al 30 maggio sono pervenute segnalazioni di 48 morti; 20 dei decessi sono direttamente collegati alle manifestazioni”, si legge in una nota della procura colombiana.

Dei morti legati alle proteste, 10 si sono verificati nella città di Cali, quattro nel dipartimento della Valle del Cauca, tre nel dipartimento di Cundinamarca, e uno rispettivamente a mBogotá e nei dipartimenti di Tolima e Cauca.

“É stato stabilito che 19 dei decessi segnalati non hanno alcun collegamento con le manifestazioni, mentre i restanti 9 casi sono in corso di verifica per conoscere le circostanze dei fatti”, continua il rapporto.

Per quanto riguarda le denunce di persone scomparse, il documento segnala che “le azioni svolte dalle due istituzioni hanno permesso di ritrovare 308 persone che erano state segnalate come non localizzate. Il Meccanismo di ricerca urgente (Mbu) rimane attivo per 111 casi”.

“Ad oggi, si evidenziano nel sistema informativo della Procura tre denunce di presunte sparizioni forzate, apparentemente nel quadro dello sciopero nazionale”, precisa il rapporto.

Il capo della Direzione d’indagine criminale della polizia della Colombia, il generale Fernando Murillo, ha reso noto che l’istituzione sta portando avanti 150 indagini disciplinari per uso eccessivo della forza da parte di agenti durante le manifestazioni contro il governo iniziate lo scorso 28 aprile nel Paese. Nei disordini sono morte almeno 50 persone e centinaia di altre sono rimaste ferite.

Parlando all’emittente radio Rcn, il direttore ha assicurato che, insieme alla Procura generale, è stato svolto un rigoroso controllo su queste vicende, in particolare nella città di Cali.

Il generale Murillo ha inoltre affermato che ci sono 10 membri delle forze di polizia, tra ufficiali, comandanti e agenti, che devono rispondere alla Giustizia Penale Militare per le loro azioni nell’ambito dello sciopero nazionale.

Il direttore è intervenuto anche in merito ad alcuni video mcircolati sui social network che mostrano civili che sparano ai mmanifestanti nella città di Cali, e ha sottolineato che “sul luogo vi erano diversi funzionari delle forze pubbliche che hanno omesso di compiere il loro dovere per impedire che questi eventi accadessero e per catturare queste persone” e che pertanto “si portano avanti indagini” in merito.

Murillo ha riferito che in oltre 30 giorni di proteste per lo sciopero nazionale, quasi 2.200 persone sono state arrestate in flagranza di reato.

In merito alle denunce di tortura, Murillo ha precisato che “tutti i casi riportati dai media sono stati oggetto di indagine”, tuttavia, ha aggiunto,  su questo tema sono circolate molte notizie false sui social network.

Dal canto suo, il sindaco di Cali, Jorge Iván Ospina, ia invitato l’alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, Michell Bachelet, a visitare la città da lui amministrata, la più colpita dalle proteste antigovernative cominciate in Colombia 32 giorni fa.

L’iniziativa è giunta in reazione al comunicato, diffuso dalla ex presidente cilena, in cui si manifestava “preoccupazione” per la morte di 14 persone e il ferimento di altre 100 in incidenti venerdì scorso fra manifestanti e forze dell’ordine, e si chiedeva l’avvio di un dialogo pacificatore e una indagine per verificare l’accaduto.

“Invito la dottoressa Michelle Bachelet – ha scritto il primo cittadino di Cali – a venire nella nostra città per aiutarci, per unirsi a noi nella creazione di una commissione che chiarisca in modo incontrovertibile le presunte violazioni dei diritti umani che sono state denunciate”.

Dopo dieci ore di dialogo tra il governo e il Comitato dello sciopero, nel tentativo di trovare una via d’uscita dalla crisi che sta attraversando la Colombia dopo oltre un mese di proteste, domenica sera le parti si sono lasciate ancora una volta senza un accordo per aprire un tavolo dei negoziati.

Il prossimo incontro è stato programmato per domani mattina, mentre i leader sindacali hanno convocato nuove mobilitazioni per questo mercoledì 2 giugno.

Secondo quanto riferito dal quotidiano El Tiempo, il governo di Ivan Duque insiste affinché il Comitato condanni tutti i blocchi stradali, denunciando che questi stanno provocando perdite economiche e mancanza di approvvigionamenti in alcune regioni. Emilio Archila, portavoce del governo nel dialogo, ha detto di aver ricevuto una nuova proposta dai leader della protesta. “Confido che sia una proposta ragionevole”, ha dichiarato.

Il Comitato dello sciopero ha spiegato che il tema centrale della proposta è “insistere sulla smilitarizzazione della protesta sociale”, e ha ribadito di aver promosso corridoi umanitari e di aver respinto “atti di violenza della polizia”.

I leader delle mobilitazioni hanno inoltre evidenziato che, dopo aver raggiunto preaccordi per avviare il negoziato il 24 maggio scorso, il governo ha presentato ieri alcuni riaggiustamenti in cui sono state sollevate questioni importanti, riguardanti “il non utilizzo dell’assistenza militare per la protesta; l’autonomia degli enti locali nella gestione delle proteste; il non uso di armi da fuoco nelle proteste”, tra gli altri temi.

I dirigenti sindacali hanno inoltre chiesto l’abrogazione del decreto del governo nazionale che impone l’assistenza militare a 8 governatori e 13 sindaci, sottolineando che “l’escalation delle misure militari e di polizia aggrava la già molto delicata situazione dei diritti umani”. In ogni caso, le parti hanno ribadito la loro disponibilità a raggiungere un accordo attraverso il dialogo.

La crisi politica nel paese è così profonda che questa domenica, migliaia di persone sono scese in strada vestite di bianco e hanno marciato in città come Bogotá, Medellín e Barranquilla per sostenere l’amministrazione Duque e la polizia.

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