Salvini lancia Centrodestra europeo, ma è gelo Fi e Fdi

Il segretario della Lega, Matteo Salvini, durante la conferenza stampa.
Il segretario della Lega, Matteo Salvini, durante la conferenza stampa. (Frame video ANSA)

CASCAIS. – Un gruppo unico al Parlamento europeo, frutto della convergenza “del meglio” di Id, Conservatori, Popolari e Orban, per “essere determinante” in Europa e sconfiggere “le sinistre delle tasse e della burocrazia”. Matteo Salvini rilancia il suo appello da federatore europeo in una saletta dello splendido Palacio Estoril di Cascais, un lussuoso hotel nell’elegante centro balneare portoghese, scelto da Re Umberto II e la famiglia reale come sede del loro esilio.

Con Salvini esponenti di tutte le componenti del gruppo europeo Id, dalle Fiandre alla Francia, dall’Estonia, alla Grecia e alla Slovacchia. A loro Salvini propone entro giugno un grande appuntamento, stavolta a Roma, per stringere i tempi. Di fronte all’oceano, il segretario è di ottimo umore. Riceve anche la telefonata di Al Bano: “Mi ha detto che canterà a Budapest, per i mondiali di Judo. Là ci sarà Orban, Putin, e per la delegazione italiana Al Bano e spero di esserci anch’io”…”, racconta divertito, davanti a un caffè.

Tuttavia, l’appello unificatore del segretario leghista a Roma viene accolto con gelo dagli alleati. Antonio Tajani, coordinatore azzurro ma anche vicepresidente del Ppe, ricorda al leader leghista che il partito popolare europeo “non può rinunciare alla propria identità” ed è “impossibile” che faccia accordi con “Afd o Le Pen che sono antieuropeisti”.

Durissimo anche Carlo Fidanza, capo della delegazione FdI al Parlamento europeo, nel ricordare a Salvini che quel lavoro di raccordo delle forze “anti-sinistra” lo sta facendo da mesi Giorgia Meloni, guida dei conservatori europei, forza, definita da Fidanza, “baricentro” di ogni allargamento al centro in Europa.

Ma lo stop di Tajani, tra le righe, ha una lettura più sofisticata: pur bocciando la proposta di Salvini, il coordinatore azzurro intravede il segno di un travaglio positivo nelle sue intenzioni. “Ormai fa parte del governo Draghi e ha fatto una scelta europeista, altri no”, aggiunge Tajani sottolineando, in maniera implicita, che il leader leghista ormai sia lontano anni luce dalla fase in cui paragonava l’Ue all’Urss e attaccava senza sosta il Ppe e Angela Merkel.

Detto questo, prima a Cascais, poi al Congresso dei Chega, (“Basta”, in portoghese) un partito emergente della destra lusitana, Salvini batte il ferro sui suoi temi tradizionali e identitari: lotta all’immigrazione clandestina, no all’adozione per gli omosessuali, no all’utero in affitto e strenua difesa delle radici cristiane dell’Unione.

“Ringrazio la possibilità di visitare Fatima. Il Portogallo, l’Italia e l’ Europa sono cristiani. No all’ estremismo islamico in Portogallo, in Italia in Europa”, infiamma i 400 delegati, ricordando la visita in programma alla Madonna di Fatima, ultima tappa di questo blitz in Portogallo.

E più tardi, arrivando in albergo, ribadisce con l’ANSA il senso della sua proposta: “Bisogna lavorare tutti insieme. Serve il centrodestra unito come in Italia, anche in Europa. Anzi, io pensavo e penso sempre di più anche a una federazione del nostro centrodestra. Io ci provo. Poi se ognuno comincia a porre veti, non voglio il polacco, il ceco e via dicendo non andiamo da nessuna parte.

Vedo – esclama – che Lorenzo Cesa dell’Udc è d’accordo con me. Ne sono felice. Poi – aggiunge – chiariamoci, io non ho alcun travaglio. Anzi. Segnalo a tutti che il quadro è in movimento per tutti. Se il Cdu perde in Germania tutto si rimette in gioco, anche in Italia…”.

Tensioni che certamente non fanno prevedere entro pochi giorni una soluzione positiva della complessa partita delle candidature nelle grandi città (martedì è previsto un nuovo vertice di centrodestra). Anche in Portogallo è trapelato l’impasse soprattutto su Roma, dove la candidatura di Michetti, proposta da FdI sarebbe fortemente osteggiata da Forza Italia, con la Lega in una posizione di scetticismo crescente.

Semmai, ragionano alla Lega, Simonetta Matone potrebbe avere più chances. Se Fdi dovesse dire di no, allora – ragiona sempre la Lega – candidasse un suo “politico”, almeno “avrebbe il merito di metterci la faccia”.

(dell’inviato Marcello Campo/ANSA)

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