Di Maio torna a Tripoli con l’Ue, proteggere confini Sud

Il ministro degli Esteri Luigi di Maio.
Il ministro degli Esteri Luigi di Maio. (ANSA)

ROMA. – L’Europa cerca ancora una soluzione comune all’annosa questione dei flussi migratori che premono alle sue porte e sulle sue coste. Soluzione che a detta degli stessi leader europei non sembra – nemmeno questa volta e nemmeno dopo l’emozione suscitata dalle foto dell’ennesimo naufragio – a portata di mano.

Ma intanto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è volato, per la nona volta, a Tripoli insieme al collega maltese Everist Bartolo e al commissario Ue per il Vicinato e l’Allargamento Olivér Várhelyi, a sancire una nuova cooperazione con la Libia, a partire dalla sicurezza delle frontiere meridionali.

E a preparare la visita del premier libico Abdel Hamid Dbeibah lunedì a Roma che, oltre a incontrare il presidente del Consiglio Mario Draghi, parteciperà al Business forum organizzato alla Farnesina con le aziende italiane per rilanciare la loro presenza in Libia che, grazie all’accordo sul governo di unità nazionale, può sperare in una maggiore sicurezza e una più duratura stabilità.

Sul dossier migratorio, Di Maio ha insistito sulla necessità di una “strategia più ampia”, che non sia incentrata esclusivamente sul controllo della frontiera libica marittima – la porta dell’Ue dal Mediterraneo centrale – ma anche su quella meridionale, nel Fezzan, da cui transitano i disperati che lasciano il Sahel.

“Investire nello sviluppo economico e sociale del Fezzan è quindi un altro elemento essenziale di questa strategia. L’Unione europea può essere al fianco del governo di unità nazionale in questo percorso”, ha assicurato Di Maio.

L’Italia – che ha da poco nominato un Console onorario nella regione meridionale della Libia – guida tra l’altro la missione Eubam, che partecipa proprio agli sforzi per la sicurezza dei confini libici contro i trafficanti di esseri umani e il terrorismo, oltre all’operazione Irini che garantisce l’embargo delle armi nel Mediterraneo.

La missione di Italia, Malta e Ue a Tripoli viene così incontro alla richiesta della ministra degli Esteri libica, Najla el Mangoush, di intercettare le rotte dei migranti molto prima che arrivino a rischiare la vita in mare. “La Guardia costiera deve essere una parte strategica della lotta al fenomeno e non una soluzione”, ha dichiarato la responsabile libica definendo le migrazioni illegali “una triste storia e un problema umanitario, di sicurezza ed economico”.

Il tema della sicurezza ai confini sud della Libia è infatti molto sentito e proprio alla vigilia della visita degli europei El Mangoush aveva ricevuto a Tripoli i capi delle missioni diplomatiche dei Paesi africani in Libia, sottolineando “l’importanza di trovare una soluzione africana al problema dell’immigrazione clandestina, sviluppando controlli e meccanismi per regolare l’immigrazione in modo umano, salvaguardando la dignità degli immigrati”.

“Chiaramente – ha ricordato anche il capo della Farnesina – tutte le attività in questo campo devono essere svolte nel pieno rispetto degli standard internazionali e dei diritti umani”. Diritti finora calpestati in quei centri di detenzione che anche l’Onu ha descritto come veri e proprio lager.

(di Laurence Figà-Talamanca/ANSA).

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