“Con Covid le imprese perderanno 1,3 milioni di occupati”

Un uomo abbassa la serranda del suo locale.
Un uomo abbassa la serranda del suo locale. (ANSA)

ROMA. – Nei settori economici più colpiti dall’impatto della pandemia sono a rischio default il 28% delle Pmi, un allarme che sale al 36,5% nel Mezzogiorno: le Pmi con un concreto rischio di default nei prossimi 12 mesi sono oltre i due terzi tra le società che organizzano fiere e convegni, il 40% dei ristoranti, un terzo degli alberghi.

Mentre nell’intero sistema delle imprese sul fronte del lavoro è attesa per fine 2021 che la perdita di occupati arrivi a quota 1,3 milioni rispetto ai livelli pre-crisi di dicembre 2019; le società italiane potrebbero poi perdere 43 miliardi di euro di capitale nel biennio 2020-2021, il 4,8% in meno rispetto ai circa 900 miliardi complessivi di fine 2019. Sono stime che emergono dal ‘Il Rapporto Regionale PMI 2021′ realizzato da Confindustria e Cerved in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

L’allarme sul lavoro e sulla capitalizzazione è riferito al complesso delle imprese italiane (anche micro e grandi imprese) in una analisi che è invece focalizzata sulle Pmi, le circa 160 mila società di capitale italiane che hanno tra 10 e 249 addetti ed un giro d’affari compreso tra 2 e 50 milioni di euro, con valore aggiunto prodotto pari a 230 miliardi di euro.

É la spina dorsale dell’economia del Paese, fatto di “imprese che  hanno comunque resistito, hanno cercato di essere resilienti, ed oggi ripongono piena speranza e fiducia nel piano nazionale di ripresa e resilienza”, come sottolinea il leader della Piccola Industria e vicepresidente di Confindustria, Carlo Robiglio: “Tutti noi speriamo di poter, attraverso la capacità di ripresa del nostro sistema imprenditoriale, rilanciare il Paese”, dice, evidenziando che la “solida base di dati” evidenziata dal rapporto è oggi utile “per approfondire alcune delle grandi questioni aperte per lo sviluppo delle Pmi: due su tutte, la questione dimensionale e la patrimonializzazione, i nodi più urgenti da risolvere per irrobustire il sistema delle imprese”.

Le stime Confindustria-Cerved indicano che “un numero molto consistente di pmi,  28 mila, pari al 17,9%, ha subito nel 2020 un calo dei ricavi superiore al 20%;  un terzo delle società analizzate (53 mila) ha fatto registrare un calo dei ricavi più basso, ma comunque significativo (tra -10% e -20%), circa 63mila hanno contratto le vendite con tassi a una cifra e solo per le restanti 14 mila società (9,0%) si stima un fatturato in crescita o sui livelli del 2019”.

Il Pnrr, evidenzia il rapporto, rappresenta una grande opportunità di rilancio per il sistema delle imprese che per essere colta necessita anche del completamento dei disegni di riforma e di un maggiore impulso sul fronte della partnership tra pubblico e privato. C’e’ anche “l’esigenza di una forte integrazione del Pnrr con la programmazione dei Fondi strutturali europei e del Fondo Sviluppo e Coesione 2021-2027.

La sfida sarà quella di essere in grado di utilizzare queste risorse in maniera coordinata e complementare”, come sottolinea il vicepresidente di Confindustria Vito Grassi, presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale dell’associazione degli industriali.

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