Draghi chiede più Europa, con Cina rapporti e rigore

Il presidente del Consiglio Mario Draghi e la Cancelliera tedesca Angela Merkel al Global Solution Summit 2021.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi e la Cancelliera tedesca Angela Merkel al Global Solution Summit 2021.

ROMA. – “In passato molti paesi pensavano al sovranismo come soluzione. Ora questa crisi pandemica ci ha detto che è possibile risolvere problemi globali solo con soluzioni globali”. Mario Draghi ribadisce le linee fondamentali della politica estera del governo attraverso un dialogo a distanza con Angela Merkel in occasione del Global Solution Summit 2021.

Il presidente del Consiglio vola alto e parla anche di ambiente, della necessità del dialogo rigoroso con la Cina ma soprattutto riconferma la visione europea, multilaterale ed ecologista del suo lavoro a palazzo Chigi. Un impegno subito lodato dalla cancelliera tedesca che ricorda come l’Italia gestisca oggi la complessa presidenza del G20: “con il vertice di venerdì scorso a Roma, Mario ha mostrato che il G20 è pronto a lavorare insieme sui temi globali. Voglio dare tutto il mio sostegno all’Italia per un vertice di successo e per la tua leadership”, ha detto dando del tu al premier.

I rapporti con la Cina sono complessi ma ineludibili, premette Draghi, spiegando con le cifre il perché: “La Cina conta per il 17% del Pil globale ma anche il 30% delle emissioni di gas. Serve preservare uno spazio di dialogo e cooperazione basato sulla condivisione di regole globali comuni, senza fare passi indietro sui nostri valori democratici”.

Ma è sul “multilateralismo” che il premier insiste nel suo dialogo con la cancelliera. “La crisi sanitaria ci ha insegnato che è impossibile affrontare i problemi globali con soluzioni interne. Lo stesso vale – assicura Draghi – per le altre sfide determinanti dei nostri tempi: il cambiamento climatico e le disuguaglianze globali. Come quest’anno alla Presidenza del G20, l’Italia è determinata a guidare il cambiamento di paradigma. Il mondo ha bisogno del mondo intero, non di un insieme di singoli stati”.

Un cambio di paradigma, quindi. La cui onda deve essere cavalcata da una Unione europea che mostra segni di risveglio identitario. “Serve infatti – secondo il premier – una maggiore condivisione della sovranità in molti altri campi. La pandemia ha mostrato alcuni limiti della globalizzazione. Ci sono tanti problemi tra gli Stati ma tutto ciò non prova la debolezza del multilateralismo, al contrario, dimostra che ne abbiamo sempre più bisogno. Siamo convinti che il multilateralismo darà le risposte giuste. Sono d’accordo con Merkel: la Ue è il nuovo spazio della sovranità sui vaccini e spero su tanti altri campi, dalla difesa ai rapporti internazionali”.

Piena sintonia quindi con Angela Merkel che rafforza il concetto: “E’ inevitabile che la nostra sovranità (quella dell’Unione) giocherà un ruolo più importante ma d’altra parte siamo consapevoli che non possiamo fare tutto da soli. Credo che l’Ue sia diventato uno spazio in cui si producono vaccini non per vaccinare solo gli europei ma per esportare vaccini agli altri”.

Quello dell’esportazione dei vaccini ai Paesi meno ricchi è un tema fondamentale anche per l’Italia e che va oltre alla pur dovuta solidarietà umana. Infatti Mario Draghi rafforza subito il concetto: “La nostra prima priorità è, naturalmente, sconfiggere la pandemia. Questo significa farlo ovunque e non soltanto nei Paesi sviluppati. Garantire che i paesi più poveri abbiano accesso a vaccini efficaci è un imperativo morale. Ma c’è anche una ragione pratica e, se vogliamo, egoistica. Finché la pandemia infuria, il virus può subire mutazioni pericolose che possono minare anche la campagna di vaccinazione di maggior successo”.

Per cui, è la conclusione del ragionamento, “dobbiamo intraprendere un’azione incisiva per affrontare le disuguaglianze globali”.

(di Fabrizio Finzi/ANSA)

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