Covid: in Italia variante Gb nell’88% casi, indiana 1%

Cellule del Coronavirus al microscopio.
Cellule del Coronavirus al microscopio.

ROMA. – Resta stabile la dominanza della variante inglese in Italia che è quella che piu’ circola ed è pari all’88% dei casi; è al 7,3% quella brasiliana in lieve aumento, la sudafricana rimane stabile, l’indiana circola ed è pari all’1% dei casi e la nigeriana è allo 0,8%. In tutte le regioni è dominante la variante inglese, ma ci sono focolai delle varianti indiane in alcune regioni rapidamente identificati e la nigeriana è presente nel centro Italia.

I dati della nuova indagine flash dell’Istituto superiore di Sanità, insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, fotografano la situazione al 18 maggio. “La variante che forse può avere un effetto parziale maggiore sull’efficacia dei vaccini è la variante sudafricana, che però in questo momento nel nostro territorio non sta quasi circolando, essendo allo 0,3%.

Per la variante indiana non sembra invece diminuire l’efficacia dei vaccini e due dosi di vaccino proteggono bene rispetto a tale variante”, ha spiegato il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, alla conferenza stampa al ministero della Salute sull’analisi dei dati del monitoraggio settimanale della Cabina di Regia.

“Preoccupa di più quella Sud Africana – ha concluso Rezza – che però circola poco”.

In Italia al 18 maggio scorso la prevalenza della cosiddetta ‘variante inglese’ (B.1.1.7) del virus Sars-CoV-2 era dell’88,1%, in calo rispetto al 91,6% del 15 aprile), con valori oscillanti tra le singole regioni tra il 40% e il 100%. Per quella ‘brasiliana’ (P.1) la prevalenza era del 7,3% (0%-60%, mentre era il 4,5% nella scorsa survey), mentre le altre monitorate sono sotto l’1%, tranne la cosiddetta ‘variante indiana’ (B.1.167.1 e B.1.167.2) che è all’1%.

L’indagine integra le attività di monitoraggio di routine, e non contiene quindi tutti i casi di varianti rilevate ma solo quelle relative alla giornata presa in considerazione. Per l’indagine è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus.

Il campione richiesto è stato scelto dalle Regioni/PPAA in maniera casuale fra i campioni positivi garantendo una certa rappresentatività geografica e se possibile per fasce di età diverse. In totale, hanno partecipato all’indagine le 21 Regioni e province autonome e complessivamente 116 laboratori. I rischi di una diffusione delle nuove varianti ci sono, proprio in questa fase cosi’ delicata delle riaperture con la corsa alle vaccinazioni.

“Nel contesto italiano, in cui la campagna di vaccinazione sta accelerando anche se non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante” si legge nel documento dell’Iss.

L’Istituto quindi, nell’attuale scenario europeo e nazionale, caratterizzato dalla circolazione di diverse varianti, invita a continuare a monitorare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali ed internazionali e con le indicazioni ministeriali, la diffusione delle varianti. E non è secondario, in questo quadro, il contenimento dei casi per permettere il sistematico tracciamento.

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