Primo summit Biden-Putin il 16 giugno a Ginevra

Joe Biden e Vladimir Putin faccia a faccia in una composizione grafica.
Joe Biden e Vladimir Putin faccia a faccia in una composizione grafica. (ANSA)

WASHINGTON. – A metà marzo aveva definito Vladimir Putin un “killer”. Tre mesi dopo Joe Biden avrà con lui il suo primo faccia a faccia da presidente, il 16 giugno a Ginevra, subito dopo il G7 in Gran Bretagna e il summit Nato e Usa-Ue a Bruxelles.

Lo ha annunciato la Casa Bianca, sottolineando che i due leader “discuteranno  l’intera gamma delle questioni urgenti, cercando di ripristinare la prevedibilità e la stabilità delle relazioni Usa-Russia”.

Poco dopo il Cremlino ha confermato i dettagli del summit, riferendo che Putin e Biden intendono “discutere dello stato e  delle prospettive delle relazioni russo-americane, delle questioni di stabilità strategica e dei dossier attuali dell’agenda internazionale, tra cui l’interazione nella lotta contro la mpandemia e la risoluzione dei conflitti regionali”.

I riflettori saranno puntati anche sul body language, su come si guarderanno negli occhi questi due leader che non si sopportano: l’empatico Joe e il gelido Vladimir, accomunati però dal pragmatismo. La città svizzera prescelta è quella che nel 1985 ospitò il vertice tra l’allora leader sovietico Mickail Gorbaciov e il presidente Usa Ronald Reagan.

Anche in questo caso il focus principale sarà il controllo delle armi nucleari, ma non sono attese svolte o “reset”, come quello in cui sperava Barack Obama nel 2009, quando Biden era il suo vice.

Le relazioni sono cadute troppo in basso e l’obiettivo più modesto è quello di allentare le tensioni, stabilire un dialogo e avviare una collaborazione su interessi comuni, dal disarmo al nucleare iraniano, dalla pandemia alla lotta al cambiamento climatico.

Questo non impedirà a Biden di presentare il suo cahiers de doléances: le preoccupazioni per gli ammassamenti di truppe al confine con l’Ucraina e i focolai di guerra nel Donbass, le interferenze elettorali, l’avvelenamento e l’arresto dell’oppositore Alexei Navalny, il dirottamento del volo Ryanair da parte della Bielorussia, i cyber attacchi, dal Solarwind attribuito ad hacker governativi a quello contro l’oleodotto Colonial Pipeline, per il quale sono sospettati pirati di una gang criminale russa.

Per alcune di queste vicende il presidente ha già imposto pesanti sanzioni, con una postura agli antipodi di quella compiacente di Donald Trump, che nel vertice con Putin a Helsinki era arrivato a sposare la sua tesi, contraddicendo l’intelligence Usa, sulle interferenze nelle presidenziali del 2016.

Per il capo del Cremlino sarà comunque un’occasione per dimostrare il riconquistato rispetto per il suo Paese sulla ribalta internazionale e per ribadire la sua “linea rossa” contro ingerenze interne e nell’orto di casa, a partire dall’Ucraina.

A tessere pazientemente la tela del vertice sono stati i ministri degli Esteri dei due Paesi, Antony Blinken e Serghiei Lavrov, che la scorsa settimana si erano incontrati per la prima volta a Reykjavik, in Islanda, dove hanno avuto colloqui “costruttivi” e “rispettosi”.

A preparare il terreno era stata anche la decisione di Joe Biden, alla vigilia del loro faccia a faccia, di esentare dalle sanzioni la società del gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2 (una controllata di Gazprom) e il suo ceo Matthias Warning, un alleato di Putin.

Una mossa giustificata con l’interesse nazionale Usa, per dimostrare l’impegno a ricostruire il rapporto strategico con Berlino, compromesso sotto Trump. Ma che nello stesso tempo ha lanciato “segnali positivi” a Mosca, come li ha definiti lo stesso Cremlino. E pazienza se Kiev ha accusato il colpo.

A chiudere il cerchio invece sono stati i dirigenti della sicurezza nazionale, Jake Sullivan e Nikolay Patrushev, che lunedì si sono riuniti proprio a Ginevra, concordando che “una normalizzazione delle relazioni Usa-Russia sarebbe nell’interesse di entrambi i Paesi e contribuirebbe alla stabilità e prevedibilità globale”.

“Ora possiamo aspettarci, se gli sforzi saranno fatti da entrambe le parti, che certi elementi irritanti siano rimossi, ma non sarà né rapido né facile”, ha profetizzato Lavrov.

(di Claudio Salvalaggio /ANSA).

Lascia un commento