Scontro nel governo sugli appalti. Cgil: “Pronti allo sciopero”

Il ministro dell'economia Daniele Franco ed il premier Mario Draghi.
Il ministro dell'economia Daniele Franco ed il premier Mario Draghi. (ANSA)

ROMA. – Cambiare le norme per velocizzare i cantieri rischia di spalancare le porte alle mafie: cresce dentro la maggioranza, con l’attacco del Pd, lo scontro sulle regole per gli appalti che il governo si appresta a rivedere con il decreto Semplificazioni.

Dal fronte delle parti sociali se i sindacati sono già partiti all’attacco anche della proroga troppo timida dei licenziamenti, Confindustria va all’affondo del ministro Orlando per il motivo opposto: non solo la proroga non era stata minimamente condivisa ma è un “colpo basso” che disorienta le imprese proprio mentre si sta per avviare la delicata stagione della ripartenza. Accusa respinta al mittente dal ministero del Lavoro che parla di un provvedimento discusso e approvato all’unanimità.

Sugli appalti già nei giorni scorsi i sindacati avevano lanciato l’allarme, a partire dal leader della Cgil Maurizio Landini che ora arriva a minacciare anche lo “sciopero generale”. Ma la circolazione delle prime bozze, che farebbero saltare i limiti ai subappalti e tornare il massimo ribasso, agita anche i partiti, con l’ala sinistra che chiede di fermarsi e l’ala destra che chiede di liberalizzare il più possibile.

I ministri ufficialmente tacciono ma la tensione, anche nel governo, è palpabile e servirà probabilmente un vertice, forse mercoledì, con il premier Mario Draghi per trovare un punto di caduta digeribile per tutta la larga maggioranza che lo sostiene.

Le posizioni sono lontanissime: Matteo Salvini insiste con la sua idea di “azzerare il codice degli appalti” – cui peraltro aveva già risposto il premier alla prima conferenza stampa con un “Indubbiamente sono necessarie semplificazioni, non credo cancellare il codice appalti”.

Ma anche Forza Italia spinge per una revisione profonda e per l’adozione del “modello Genova” anche per il Recovery, come ribadisce il capogruppo alla Camera Occhiuto, mentre la collega al Senato Annamaria Bernini chiede di proseguire su una strada che sembra quella “giusta”.

Leu vede invece le nuove norme come fumo negli occhi perché non si può “uscire dalla crisi” Covid “con meno diritti per i lavoratori e con meno sicurezza sui luoghi di lavoro”, dice il capogruppo alla Camera Federico Fornaro. La voce di Leu trova sponda nel Pd, che teme le infiltrazioni della criminalità organizzata in particolare con la liberalizzazione dei subappalti. Si tratta di “una scelta inaccettabile”, taglia corto il presidente del Comitato sulle infiltrazioni mafiose in epoca Covid in Commissione Antimafia Paolo Lattanzio.

Certo è che Bruxelles si aspetta un quadro chiaro di norme e una corsia preferenziale per le opere del Recovery per avere garanzie sul fatto che l’Italia sarà in grado di spendere nei tempi gli oltre 200 miliardi di fondi europei. Per studiare una mediazione, comunque, ci sarà ancora qualche giorno visto che Draghi è impegnato con il Consiglio europeo e prima di mercoledì non è in calendario una cabina di regia di maggioranza, la formula già utilizzata per fare la sintesi politica prima del varo del decreto Sostegni bis.

Proprio su quest’ultimo provvedimento – approvato giovedì ma non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale – si è scatenata l’ira di Confindustria, aprendo uno scontro violento con il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Contro la proroga al 28 agosto dei licenziamenti “non discussa con nessuno”, gli industriali schierano l’artiglieria pesante: prima il quotidiano di viale dell’Astronomia, Il Sole 24 Ore, apre con il titolo “Licenziamenti, l’inganno di Orlando”, corredato da una intervista al vicepresidente Stirpe che attacca a testa bassa il ministro sottolineando che a questo punto c’è “un giudizio fortemente negativo sull’affidabilità dei rapporti”.

Poi una a una le Confindustrie di mezza Italia, da Nord a Sud, fanno partire una batteria di comunicati contrari alla proroga. Tutte accuse respinte da Orlando come “piccole sviste” da parte degli industriali perché, sottolineano in serata dal ministero, le norme non solo sono state approvate “all’unanimità dal Consiglio dei ministri” ma erano anche state discusse il giorno prima in pre-Consiglio e inviate al Mef e all’ufficio legislativo di Palazzo Chigi.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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