Harry e il trauma Diana, alcol e droga prima di Meghan

I duqui di Sussex Harry e Meghan al Royal Albert Hall di Londra in un'¿immagine d'archivio
I duqui di Sussex Harry e Meghan al Royal Albert Hall di Londra in un'immagine d'archivio.

LONDRA.  – Ha bevuto fino a stonarsi, ha ceduto alla tentazione di “prendere droghe”, ha sperimentato attacchi di panico fino a 4 anni fa, sovrastato dal “dolore” per la perdita – mai elaborata – di sua madre Diana.

Il príncipe Harry torna a confessarsi, di nuovo di fronte alla celebre anchorwoman americana Oprah Winfrey, a pochi mesi dall’intervista-j’accuse concessa in coppia con la consorte Meghan alla Cbs; questa volta nell’ambito di una serie coprodotta per Apple Tv+  (‘The me you can’t see’) e dedicata a sensibilizzare la gente comune sui temi della salute mentale tramite le esperienze oscure di varie celebrità: da Lady Gaga alla stessa Oprah.

E lo fa non senza chiamare ancora pesantemente in causa l’abbandono patito nella Famiglia Reale britannica, la Firm, come causa dello strappo suggellato l’anno scorso dal trasferimento in California con Meghan e il piccolo Archie.

Nel mirino del duca di Sussex non c’è dunque solo la Bbc, condannata giusto ieri nel Regno Unito – in un rapporto dell’alto magistrato a riposo lord John Dyson – per l’inganno consumato dietro la storica intervista del 1995 al giornalista Martin Bashir nella quale lady Diana, sobillata e indotta a credere attraverso falsi documenti propinati al fratello Charles Spencer che la corte mirasse a colpirne la reputazione, rivelò dallo schermo alcuni dei dettagli più intimi del suo matrimonio ormai in pezzi con l’erede al trono Carlo.

E ne denunciò sulla pubblica piazza mediatica i tradimenti con Camilla. Una vicenda che continua a far scalpore sull’isola, dove riecheggia l’ira per le ammissioni di questa inchiesta tardiva manifestata da Harry ma soprattutto del fratello maggiore William, futuro re, il quale è arrivato a chiedere che l’intervista dello scandalo non sia ritrasmessa in avvenire mai più.

E dove il governo del premier Boris Johnson ha intimato al servizio pubblico di prendere provvedimenti al di là delle lettere di scuse, senza escludere di poter intervenire d’autorità con una reforma radicale “della governance” dell’azienda che – nel timore delle voci critiche – rischierebbe di diventare il pretesto per una stretta politica sulla sua autonomia.

Problemi che, fra le ferite aperte di casa Windsor, s’incrociano con l’ennesimo guanto di sfida lanciato dal duca di Sussex da oltre Oceano in occasione del lancio della serie di Apple Tv.

Nel racconto del suo tunnel personale, legato al trauma infantile della morte di Lady D sotto i riflettori del mondo, il 36enne Harry ha parlato di un periodo relativamente recente, compreso fra i suoi “28 e 32 anni”, prima dell’unione con Meghan, come di una fase “da incubo” della propria vita: fra attacchi di panico divenuti quasi costanti ad ogni uscita pubblica davanti ai media e tentazioni di fuggire da sé.

“Ero pronto a prendere alcolici, pronto a prendere droghe”, ha detto senza giri di parole, per poi aggiungere: “Certo, non bevevo dal lunedì al venerdì, ma il venerdì o il sabato sera avrei potuto bere la quantità di una settimana da solo. Non perché mi piacesse, perché cercavo di nascondere qualcosa”.

Un abisso frutto anche del fatto che la Royal Family e le regole di corte, le stesse imposte al padre Carlo fino a farlo sentire assente dal figlio minore, lo avessero lasciato in uno stato di “abbandono totale”, ha ribadito.

Frutto di quella cultura del silenzio che nelle parole del principe ribelle giustifica e spiega il distacco maturato dall’istituzione monarchica, dopo l’incontro e il matrimonio con Meghan, dopo l’incoraggiamento da parte di lei a sottoporsi a una terapia, dopo l’esperienza comune di una vita pubblica paragonata alla gabbia di “uno zoo” dorato alla fine insopportabile per entrambi.

E tanto più dopo le tentazioni suicide svelate dalla stessa ex attrice afroamericana divenuta duchessa nonché sotto la pressione di un apparato mediatico le cui colpe per Harry vanno ben oltre la sola Bbc o “le bugie” che portarono alla fatale intervista di Diana di 26 anni fa.

Un apparato filtrato nuovamente dall’ombra del razzismo e che avrebbe minacciato di travolgere anche lui con la famiglia, se fosse rimasto nel Regno, per aver sposato “una non bianca”: esattamente come contribuì nel 1997 a “togliere la vita a mia madre” mentre “frequentava un non bianco”, l’egiziano Dodi al Fayed.

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