Letta: “Dote ai giovani tassando i ricchi”. Stop di Draghi

Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, parla mentre, sullo sfondo, viene proiettata un'immagine del presidente del Consiglio Mario Draghi, durante la trasmissione televisiva "Porta a Porta"
Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, parla mentre, sullo sfondo, viene proiettata un'immagine del presidente del Consiglio Mario Draghi, durante la trasmissione televisiva "Porta a Porta", Roma 01 aprile 2021. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Enrico Letta vira a sinistra e chiede di aumentare le tasse ai ricchi, cioè sulle eredità milionarie, per aiutare i giovani, proponendo una dote da 10 mila euro per i diciottenni. Il segretario Pd ha messo sul tavolo un tema scivoloso, ben conoscendo le diffidenze che si portano dietro le formule al sapore di patrimoniale. E infatti, il centrodestra anche di governo ha detto subito “No”.

E pure il presidente del consiglio Mario Draghi ha diplomaticamente frenato: “Non ne abbiamo mai parlato, ma non è il momento di prendere i soldi ai cittadini, ma di darli”.

Al premier ha risposto via Twitter il vicesegretario Pd, Giuseppe Provenzano: “Presidente Draghi, la tassa di successione c’è nei paesi più avanzati, la propongono il Fmi e l’Ocse, ne sta parlando Biden. Anche in Italia abbiamo bisogno di più giustizia e più coraggio”. Dal Nazareno è stato ribadito il “pieno sostegno al governo”, ma sottolineando che il partito “continuerà a portare avanti le sue battaglie”.

Letta ha fatto atterrare la sua proposta durante la terza giornata a Bruxelles, dove ha spinto a sinistra anche in politica estera, chiedendo all’Europa “di far sentire la sua voce” in Medio oriente, “per fermare la over reaction israeliana e arrivare ad una soluzione: il cessate il fuoco immediato e poi i negoziati per una soluzione pacifica”.

Ma nel giorno in cui Draghi ha illustrato il Sostegni bis, sono state le ricette per far ripartire l’Italia a tener banco. Quella del Pd prevede aliquote progressive fino al 20% su eredità e donazioni oltre i 5 milioni di euro, per finanziare una dote da 10 mila euro destinata alla metà dei diciottenni italiani, quelli di famiglie con redditi sotto una certa soglia.

“In Germania – hanno ricordato dal Nazareno – l’aliquota è al 30% e in Francia al 45%”. A “pagare” sarebbe l’1% degli italiani, ha sottolineato il segretario Pd, mentre la dote arriverebbe a 280 mila ragazze e ragazzi. “I giovani – ha detto Letta – sono i più colpiti dagli effetti economici della pandemia. I giovani, delusi e in difficoltà, devono avere risposte”. Il segretario tiene così tanto alla proposta che, ha detto, nel confronto politico sarebbe “disposto a venire a patti anche sulla legge elettorale”.

Con vesti diverse, da anni le proposte che si rifanno sui patrimoni, o sugli stipendi, più alti riaffiorano con una certa costanza. Fra le più recenti c’è quella dell’allora capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio, che nell’aprile 2020 lanciò l’idea di “un contributo di solidarietà a carico dei redditi superiori a 80 mila euro” per aiutare le persone più colpite dalla crisi legata al Covid. Mentre Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana, si fece promotore di un emendamento – poi ritirato – per cancellare l’Imu e introdurre un’imposta progressiva sui grandi patrimoni.

Anche stavolta, reazioni non incoraggianti. Anzi. Tranne il M5s, che non ha commentato, e Sinistra Italiana che ha parlato di “buonsenso”, le altre forze hanno attaccato: “Bene Draghi – ha detto dall’opposizione Giorgia Meloni – non è il momento di prendere i soldi ai cittadini ma di darli”.

Ma anche in maggioranza, il centrodestra ha alzato un muro: “Sono allucinato”, ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini. E la capogruppo azzurra al Senato, Anna Maria Bernini: “Con noi al governo non ci saranno né patrimoniale né aumento della tassa di successione”. Per il capogruppo Iv al Senato, Davide Farone, “la proposta di Letta è veramente fuori dal mondo”.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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