Fnsi in piazza: “Accendiamo i riflettori sull’informazione”

Piazza del Pantheon: Giornata per la libertà della Stampa.
Piazza del Pantheon: Giornata per la libertà della Stampa. LUCIANO DEL CASTILLO

ROMA. – “Rimettere al centro del dibattito pubblico i temi che riguardano l’informazione nel nostro Paese” e la “tutela e dignità di chi lavora” per garantire “il diritto a informare ed essere informati con qualità e pluralismo”.

È l’appello con cui giovedì 20 maggio il Consiglio nazionale della Federazione Nazionale della stampa italiana si riunirà eccezionalmente in piazza, davanti a palazzo Montecitorio, dalle 10 alle 12, chiamando a raccolta anche tutti i lavoratori del settore.

Non una piazza politica, ma “una piazza della dignità, del lavoro e della libertà”, come spiega il presidente della Federazione Giuseppe Giulietti, le cui motivazioni, aggiunge il segretario Raffaele Lorusso, “sono sintetizzate nel messaggio del presidente dell’Agcom Giuseppe Lasorella di questa mattina” che ricorda come “l’attuazione dell’Articolo 21 della Costituzione passi anche attraverso il riconoscimento di un giusto compenso per i giornalisti e i relativi sistemi previdenziali”.

Negli anni, prosegue Lorusso, “abbiamo ricevuto molti attestati di stima, ma alle parole non sono seguiti provvedimenti. Oggi, alla vigilia del Piano nazionale di ripresa e resilienza, da cui dovrebbe nascere la nuova Italia, chiediamo quale posto si vuole dare in questo nuovo Paese all’informazione”, settore “vitale per i cittadini e la democrazia stessa”.

Ricordando gli interventi sul tema del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “almeno dieci negli ultimi due anni”, l’appello oggi è direttamente al Governo e al presidente del Consiglio, Mario Draghi. “Ci auguriamo – dice Lorusso – che vogliano avviare un confronto serio sulle criticità del settore” che riassume “in un’assenza sostanziale di politiche del lavoro.

Andiamo in piazza – dice – anche per ricordare che in Parlamento ci sono pronti una serie di provvedimenti a costo zero, che non avrebbero un impatto sul bilancio dello Stato, ma, fortissimo, sulla democrazia e la libertà di informazione”.

Si va dall’abolizione del carcere per i giornalisti alle querele bavaglio, la riforma dei meccanismi di nomina del cda Rai, il “sistema di finanziamento per l’informazione, come i giornali in cooperativa”. Ma soprattutto, il nodo centrale resta “il mercato del lavoro” nell’informazione, tra precariato, legge sull’equo compenso (“ferma dal 2012”) e “Cococo usati spesso in maniera surrettizia per non assumere i giornalisti e usarli nel lavoro subordinato”.

Proprio il tema del lavoro è al centro anche della situazione dell’Inpgi, per cui si è minacciato commissariamento e ripubblicizzazione (“Inaccettabile e intollerabile”, tuona Giulietti). Soffre, ricorda Lorusso, “non per malagestione, ma per squilibrio strutturale”.

“Se non c’è lavoro, non ci sono contributi e l’Istituto fa fatica a pagare le pensioni – sintetizza con efficacia la presidente Marina Macelloni – E mancano sempre più i ricavi da contribuiti perché mancano le teste”, tra prepensionamenti e mancate assunzioni.

“Finora abbiamo fatto fronte in maniera forte e solida – dice – In dieci anni, 500 milioni di ammortizzatori sociali: molto di più di quello che ha investito il settore editoriale. Da febbraio dello scorso anno è in piedi un tavolo con il Governo, ma ci si concentra solo su ulteriori tagli e non su come fare arrivare più introiti”, ad esempio “allargando il cappello anche ai comunicatori”.

Niente colori, o partiti politici. Quella del 20 maggio, sarà “la piazza dell’Articolo 21 – commenta Giulietti – Un evento collettivo, con pochissimi precedenti, non contro il presidente del Consiglio o una parte del Governo, perché purtroppo sono vent’anni che a prescindere dalle maggioranze prevale la stessa inazione per la ricostruzione del sistema editoriale.

Anzi, è una manifestazione di speranza perché se il presidente Draghi ha potuto fare una manovra da 238 miliardi, non può fare un decreto per il sistema dell’informazione? Attendiamo che ci convochi, ci sono provvedimenti che possono essere fatti in pochi giorni. O si stani chi è contrario.

Il piano di ricostruzione del Paese – conclude – non può essere accompagnato dal piano di destrutturazione del sistema editoriale italiano. Non può avere come finale un algoritmo unico con un robot unico che immette le notizie e abbatte la funzione critica dei giornalisti”.

(di Daniela Giammusso/ANSA)

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