L’infermiera che salvò BoJo sbatte la porta e se ne va

L'ospedale Saint Thomas di Londra.
L'ospedale Saint Thomas di Londra.

LONDRA. – Nell’aprile scorso fu in prima linea fra coloro che contribuirono a salvare la vita – appesa a un filo – del primo ministro britannico Boris Johnson, ricoverato sotto Pasqua in terapia intensiva al St Thomas Hospital di Londra per una forma di Covid degenerata drammaticamente.

Ora però Jenny McGee, infermiera d’origine neozelandese, non esita a criticare duramente il governo Tory e BoJo in persona per la gestione di alcune fasi della pandemia e per l’aumento-beffa di stipendio dell’1% accordato quest’anno al settore infermieristico, mentre annuncia la decisione di lasciare l’Nhs: il servizio sanitario nazionale del Regno Unito.

L’occasione dello sfogo è un’intervista concessa a Channel 4. “Non abbiamo avuto il rispetto e il compenso che meritiamo, non ne posso più, così ho presentato le dimissioni”, denuncia McGee, che a quanto pare ha già accettato un altro contratto da nurse ai Caraibi per i prossimi mesi.

Ringraziata per nome da Johnson dopo il ricovero, e ricevuta a Downing Street a luglio con l’altro “angelo custode” del premier in ospedale, il portoghese Luis Pitarma, l’ormai ex capo infermiera del St Thomas non nasconde nell’intervista una certa emozione nel ricordare quei giorni di aprile. Raccontando di come BoJo fosse arrivato in terapia intensiva “molto, ma molto male” in arnese, senza più colore in volto e fra gente “che moriva attorno a lui”.

Ma chiarisce di non essersi voluta prestare ai successive inviti dalla macchina della propaganda di Downing Street, rifiutando  fra l’altro di partecipare a un certo punto al fianco di Johnson al rito dell’applauso settimanale rivolto al personale dell’Nhs.

Mentre non risparmia rimproveri al governo per aver ad esempio tardato a reagire, prima del terzo lockdown nazionale, dinanzi all’ultima ondata di contagi alimentata sull’isola fino a inizio 2021 dalla cosiddetta variante inglese del virus: ondata abbattutasi su medici e infermieri allo stremo, oltre che sulle vittime, con la forza di “una tempesta di letame” (shitstorm), taglia corto.

Parole che nel velenoso commento del leader dell’opposizione laburista, Keir Starmer, rappresentano “un devastante atto d’accusa” contro il miracolato Boris.

E su cui Downing Street glissa invece con inevitabile imbarazzo: ribadendo il grazie a Jenny e ai camici bianchi, ma anche rivendicando sia i finanziamenti extra record assicurati in questi mesi alla sanità, sia il fatto che l’incremento di stipendio agli infermieri, sebbene modesto, sia stato un’eccezione: a fronte del congelamento imposto dalla crisi del post Covid a tutti gli altri dipendenti pubblici britannici.

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