Ritorno a Gibilterra, paradiso Covid free

Cittadini a passeggio senza mascherine in GIbilterra.
Cittadini a passeggio senza mascherine in GIbilterra. (AP)

GIBILTERRA- Zero restrizioni o divieti, nessuna chiusura: a Gibilterra la vita sembra scorrere di nuovo incurante della pandemia. Gli oltre 30 gradi della Rocca riempiono le spiagge come i bar all’aperto, ma non per incoscienza o spavalderia.

Dopo oltre un mese senza aver registrato un singolo caso di Covid, la minaccia in questo territorio britannico d’Oltramare a sud della Spagna, Benedetto dalla forniture tempestive di vaccini ricevute da Londra, appare disinnescata.

Almeno per il momento, sostiene Maria Giovanna Cugia, una giovane cameriera di origine sarda da due anni stabilitasi quaggiù. “I bar della marina sono ora pieni, è proprio tornata la normalità, quella che mancava. – sorride -. Personalmente mi fa effetto, soprattutto quando parlo coi miei genitori in Sardegna”. “Però è bello, anche se temo una ricaduta in autunno”, aggiunge quasi per scaramanzia.

Nel corso dell’emergenza sanitaria a Gibilterra i decessi per coronavirus sono stati meno di 100, i contagi poco più di 4mila. Numeri contenuti dalle severe misure applicate dal governo locale. Paul Bacarese, di professione guida turistica, appare fatalista: “Gibilterra è benedetta, non ci succederà nulla. Adesso aspettiamo gli stranieri, ogni anno qui arrivavano 7 milioni di vacanzieri: abbiamo fatto tutto il possibile, è giusto riprendere a vivere come prima”.

Una speranza resa possibile dal formidabile piano vaccinale sostenuto dal Regno Unito, che in pochi mesi ha consentito alla Rocca fedele all’Union Jack di divenire il primo Stato autónomo al mondo a immunizzare il 100% della popolazione adulta.

“Siamo grati al governo di Boris Johnson, senza di loro non avremmo potuto farcela – le parole all’ANSA di Fabian Picardo, chief minister locale -. Ma se ci troviamo in questa situazione, è anche merito di tutti i cittadini che hanno rispettato le restrizioni. E adesso non abbiamo un solo paziente, ricoverato in ospedale per Covid”.

Un motivo di orgoglio per gli abitanti della Rocca, impazienti di riaccogliere i turisti da cui tanto business dipende. Come nel caso di Charles Danino, direttore generale dell’albergo The Rock. “Siamo un Paese molto piccolo – le parole di Danino -. Ma grazie alla nostra efficienza, abbiamo saputo proteggere noi stessi, e soprattutto i nostri anziani”.

Grazie ai generosi approvvigionamenti di antidoti assicurati dal Regno, Gibilterra ha potuto immunizzare in effetti non solo i suoi 33mila abitanti, ma oltre 10mila lavoratori transfrontalieri. “É stata una scelta precisa, perché volevamo garantire un alto livello di immunizzazione – spiega Picardo -. I frontalieri trascorrono molto tempo qui, con noi. Abbiamo voluto che fossero vaccinati per proteggere anche noi stessi”.

Da oggi il Regno Unito – seconda nazione più importante per il turismo locale (dopo la Spagna) – ha riattivato intanto i collegamenti aerei commerciali, dopo aver inserito Gibilterra nella lista verde che esclude l’obbligo di quarantena al rientro sull’isola assieme per ora ad appena altre 9 destinazioni: il Portogallo, dove pure il ritorno dei sudditi di Sua Maestà alla disperata ricerca delle vacanze perdute e di un po’ di caldo è scattato subito di buona lena, Israele (dove invece la guerra ha bloccato tutto) e a 7 isole o Stati remoti.

Una concorrenza limitata e che spiega come, nella prima giornata della terza tappa di riaperture post lockdown d’Oltremanica (confermate malgrado i timori emergente della nuova “variante indiana” in un Paese in cui peraltro contagi e morti sono ora ai minimi europei), i britannici non abbiano perso tempo a saltare sui primi voli diretti a sud verso la Rocca.

Spinta cruciale per l’economia, sebbene non senza qualche ombra, secondo Sarah Sulima, consulente finanziaria. “Siamo preoccupati – il suo timore – dalla possibilità che qualcuno da fuori porti anche la variante indiana.

E non sappiamo quanto i vaccini siano efficaci contro quest’altro ceppo”. Minaccia solo potenziale e tuttavia angosciosa per questa enclave divenuta nel frattempo un’oasi europea “Covid free” nella pandemia.

(di Lorenzo Amuso/ANSA).

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