Draghi all’Ue: “Nuovi stimoli per ridurre le diseguaglianze”

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, interviene alla tavola rotonda sul tema “Employment and Jobs” nell'ambito del Porto Social Summit.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, interviene alla tavola rotonda sul tema “Employment and Jobs” nell'ambito del Porto Social Summit. (Ufficio Stampa e Comunicazione Presidenza del Consiglio)

OPORTO. – Troppe diseguaglianze sulla pelle di donne e giovani, troppa poca inclusione: “Questa non è l’Italia come dovrebbe essere, né l’Europa come dovrebbe essere”. E’ il Social Summit di Oporto il debutto ufficiale di Mario Draghi sulla scena europea da presidente del Consiglio italiano.

I 27 dell’Unione limano fino all’ultimo una dichiarazione finale che rilanci gli obiettivi del pilastro sociale europeo, per superare freni come quello che Polonia e Ungheria pongono a un passaggio sulla “parità di genere”. L’obiettivo, spiega la presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen, è “riparare il tessuto sociale danneggiato dalla crisi”.

Per farlo, Draghi propone di continuare a stimolare la crescita con politiche fiscali e di bilancio espansive e rendere strutturale Sure, lo strumento Ue contro la disoccupazione. “Saluto gli amici vecchi e nuovi”, dice Draghi aprendo il suo intervento in uno dei panel del Social summit dedicato a occupazione e lavoro. In sala ci sono rappresentanti della società civile, oltre ai leader europei.

E’ il primo vertice in presenza da dicembre ma la pandemia ancora morde e c’è chi come la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier olandese Mark Rutte sceglie di collegarsi in videoconferenza. Draghi prima dell’inizio dei lavori si ferma a parlare con il presidente francese Emmanuel Macron, in ore segnate da un dibattito teso sul tema dei vaccini.

Ma è sul sociale che si concentra il primo pomeriggio di lavori, sulla necessità di trovare strumenti per raggiungere obiettivi ambiziosi: si punta al 78% di occupazione entro il 2030 per gli europei tra i 20 e i 64 anni. “Serve uno stato sociale forte”, dice il padrone di casa, il portoghese Antonio Costa. “Tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”, dice von der Leyen citando il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

L’incertezza e la pandemia “non sono finite”, sottolinea la presidente della Commissione, e allora è necessario che tutti i Paesi (ne mancano otto) ratifichino al più presto il Recovery fund, perché l’erogazione dei fondi possa partire a luglio.

Quei fondi, assicura Draghi, l’Italia si impegna a spenderli al meglio: è “serio” l’impegno che condiziona la realizzazione delle opere del Piano all’assunzione di giovani e donne. La pandemia, osserva Draghi, sembra allontanare ancor di più il “sogno europeo di garantire che nessuno venga lasciato indietro”.

Diseguaglianze generazionali, di genere e territoriali sono i mali, in Italia e in Europa, sottolinea citando dati impietosi come il divario del tasso di occupazione tra donne e uomini (l’11,3% in Ue, il doppio in Italia). Il mercato del lavoro, denuncia il presidente del Consiglio, è “profondamente ingiusto”, sbilanciato a favore di garantiti, a discapito dei non garantiti.

L’Italia sta cercando di porre rimedio con il Pnrr, che stanzia 4,6 miliardi per gli asili nido, oltre 14 miliardi per le infrastrutture al Sud e 6 miliardi per riformare le politiche attive del lavoro, a partire da formazione e riqualificazione sul modello del programma Ue Garanzia giovani. Ma non bastano le politiche nazionali, sottolinea il premier italiano, costretto dalla moderatrice a tagliare il suo intervento per stare nei rigidi tempi.

L’Europa tutta, dice, deve fare “passi avanti” sul sociale, impegnando gli Stati, con gli obiettivi del semestre europeo, a raggiungere standard minimi di riduzione dei divari, con obiettivi misurabili e anche percorsi comuni per raggiungerli.

Vincoli poco graditi a Paesi come Ungheria e Polonia, che costringono a una lunga mediazione sull’espressione “uguaglianza di genere” nella dichiarazione finale del Summit, perché chiedono si parli “di uomo e donna”. Ancora più distanti sono in partenza le posizioni sulle politiche fiscali.

Draghi, favorevole alla creazione di Eurobond, chiede fin da subito di rinnovare il programma Sure, per rendere il mercato del lavoro europeo più mobile e integrato. Se possa essere il preludio alla richiesta di un rafforzamento e proroga del Recovery fund, il premier non dice. Ma lancia un messaggio chiaro: “Non riduciamo troppo presto il sostegno fiscale”. La partita, che passa dalla revisione del patto di stabilità e crescita, è alle battute iniziali.

(dell’inviata Serenella Mattera/ANSA)

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