La Bce resta prudente: la ripresa è ancora fragile

Veduta della sede della Bce a Francoforte..
La sede della Bce a Francoforte.. EPA/ARMANDO BABANI

ROMA. –    La ripresa dell’Eurozona sarà graduale, gli indicatori danno un’accelerazione dopo il primo trimestre 2021 ancora negativo ma c’è ancora “elevata incertezza”, legata principalmente agli sviluppi della pandemia.

Lo dice la Banca centrale europea, in un Bollettino económico ancora improntato alla prudenza che tiene conto del fatto che “la tempistica dell’allentamento delle misure di contenimento non è ancora chiara e non si possono escludere ulteriori sviluppi avversi associati alla pandemia”. E se l’inflazione è data in accelerazione nei prossimi mesi, Francoforte torna a ribadire che non vede un andamento dei prezzi durevolmente al di sopra del 2%. Anzi: “gli indicatori delle aspettative di inflazione a più lungo termine ricavati dai mercati rimangono su livelli contenuti”.

É in questo scenario di estrema cautela, di fronte ai segnali di ripresa, all’accelerazione dei vaccini e al venir meno delle misure di contenimento sociale più rigorose, che la Bce conferma “l’orientamento molto accomodante della política monetaria”. É per questo che l’ultimo Consiglio direttivo ha mantenuto i tassi invariati ai minimi storici promettendo di non toccarli fino a quando le prospettive d’inflazione “non convergeranno saldamente” verso il target del quasi 2%

Nonostante le pressioni dei componenti ‘falchi’ siano tornate a salire, inoltre, la Bce tira dritto sul programma di acquisti per l’emergenza pandemica da 1.850 miliardi di euro, che ha appena girato la boa dei 1.000 miliardi, che durerà fino a marzo 2022 e da qui a giugno proseguirà a ritmo accelerato.

Un orientamento più prudente di quello della Bank of England: sebbene la crescita attesa per il 2021 sia di oltre il 7%, il comitato di politica monetaria non ha toccato i tassi, né deciso quel “tapering” – la riduzione graduale degli acquisti di debito – di cui però si comincia a parlare. Ma, soprattutto, l’orientamento della Bce si discosta sempre più da quello della Fed, di fronte a un “gap” creato dal massiccio stimolo fiscale dell’amministrazione Biden negli Usa: dove persino il segretario al Tesoro Janet Yellen, due giorni fa, si era lasciata scappare un accenno alla possibilità di un rialzo dei tassi se fosse necessario “raffreddare” l’economia.

Nulla di tutto ciò in Europa, dove per lo stimolo del recovery fund bisognerà aspettare almeno giugno e la Bce deve continuare a sostenere l’economi con la “stampella” monetaria.

Lo stimolo passa anche dal settore bancario, dove il forte impulso alla liquidità potrebbe accompagnarsi a un mecanismo sempre più strutturale di tassi ‘sdoppiati’ nei maxi-prestiti Tltro. E dove, nel frattempo, la Vigilanza guidata dall’italiano Andrea Enria deve fare i conti con una pandemia che lascerà sui bilanci delle banche una mole di prestiti bancari insoluti, gli Npl.  Lo scenario formulato la scorsa estate, che prevedeva qualcosa come 1.400 miliardi di prestiti deteriorati, non sembra più il più probabile.

Ma se la maggioranza degli istituti di credito sta cedendo alle pressioni di Francoforte per riconoscere quegli Npl e accantonare coperture, Enria avverte in un’intervista alla Reuters che, dei 115 istituti sorvegliati dalla Bce, “due banche su cinque,  cioè il 40%, mostrano ancora un gap significativo rispetto alle aspettative”. Che molte banche stanno alla finestra, puntano sulla ripresa in arrivo e sperando che con la crescita le aziende in ritardo rimborsino i prestiti. Ma – avverte – potrebbero esserci banche che stanno effettivamente cercando di nascondere i problemi sotto il tappeto”.

(di Domenico Conti /ANSA).

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