Coronavirus in Italia: meno casi e morti, i vaccini funzionano contro le varianti

L'hub vaccinazioni allestito nei locali della Fiera di Brescia,
L'hub vaccinazioni allestito nei locali della Fiera di Brescia, 29 Aprile 2021. ANSA/ FILIPPO VENEZIA

ROMA. – Continuano a calare i nuovi casi da Covid-19 in Italia, così come le vittime, e l’ulteriore buona notizia confermata dagli ultimi studi pubblicati è che i vaccini a mRNA utilizzati sono efficaci contro le varianti del virus SarsCoV2.

Tuttavia, la situazione resta preoccupante poiché il virus continua a circolare e si registrano attualmente contagi crescenti tra i bambini in età scolare. Inoltre, anche se in diminuzione, resta comunque ancora alto il numero dei decessi a causa della pandemia: 258 nelle ultime 24 ore.

I dati del bollettino quotidiano del ministero della Salute segnalano oggi 11.807 nuovi positivi mentre le vittime sono 258 rispetto alle 267 del giorno precedente. Il tasso di positività è in leggera risalita al 3,6% (ieri era al 3,2%) mentre continua il trend di discesa nel numero di posti letto occupati per Covid nelle terapie intensive: i pazienti ricoverati sono 2.308, in calo di 60 unità rispetto a ieri, e nei reparti ordinari sono invece 16.867 (in calo di 653 unità).

Un trend che lascia ben sperare, quello dei ricoveri, confermato anche dagli ultimi dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) relativi alla giornata del 5 maggio, secondo cui scende al 26% il livello di occupazione delle terapie intensive, ovvero 4 punti sotto la soglia critica del 30%. Le intensive tornano quindi al valore dello scorso 1 febbraio, ovvero prima dell’effetto della terza ondata.

Solo 4 regioni, inoltre, superano tale soglia oltre la quale diventa difficile la presa in carico di malati non Covid: Lombardia, Marche, Toscana e Puglia. E cala al 28% il tasso di occupazione dei posti letto in area medica rispetto alla soglia critica fissata in questo caso al 40%. Anche il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva come nella settimana tra il 28 aprile e 4 maggio sia sceso il numero di nuovi casi (-13,4%), di morti (-19,9%), degli ingressi in terapia intensiva (-11,8%) e dei ricoveri (-10,5%).

“Continua la lenta discesa dei nuovi casi settimanali – ha spiegato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – anche se s’intravedono precoci segnali di aumento della circolazione del virus”. Non bisogna dunque abbassare la guardia, come dimostra, avverte, il lieve incremento dell’Rt medio calcolato dall’Istituto Superiore di Sanità, salito a 0,85 nel periodo 7-20 aprile rispetto a 0,81 del periodo 31 marzo-13 aprile, e la risalita dei nuovi casi nelle fasce 3-5 e 6-10 anni nella prima metà di aprile, probabilmente per via della ripresa delle attività scolastiche in presenza. Insomma, si vedono primi segnali incoraggianti ma la prudenza resta fondamentale.

Buone notizie, inoltre, sul fronte dei vaccini. Il vaccino a mRNA di Pfizer, secondo due diversi studi pubblicati su Lancet e New England Journal of Medicine, resta infatti fortemente protettivo contro le varianti ‘inglese’ e ‘sudafricana’, con tassi di efficacia molto alti contro il rischio di infezione. Gli studi, condotti in Israele e in Qatar, sono basati sui dati ‘reali’ delle campagne di vaccinazione.

Anche quando c’è una forte presenza della variante inglese, dopo 14 giorni dalla seconda dose la protezione contro l’infezione è del 96,5%, contro il ricovero è del 98% e contro il decesso del 98,1%. Lo studio condotto in Qatar ha invece dimostrato che l’efficacia del vaccino Pfizer contro la variante sudafricana era del 75%.

Dati positivi anche per il vaccino a mRNA di Moderna: una dose di richiamo ha generato una promettente risposta immunitaria contro le varianti brasiliana e sudafricana in individui già vaccinati, secondo i primi risultati di uno studio clinico in corso.

La vaccinazione di massa rappresenta dunque una svolta contro un virus che ha mietuto probabilmente molte più vittime di quelle riportate. I morti per Covid nel mondo potrebbero infatti essere 6,9 milioni, più del doppio di quelli denunciati finora che sono 3,2 milioni, affermano gli esperti dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) della University of Washington, che per l’Italia ne hanno stimati oltre 175mila invece dei 122mila attuali.

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