Via ai processi agli ex Br, Di Marzio introvabile

Le foto dei 7 ex brigatisti arrestati in Francia. PRIMA FILA (S-D) Giorgio Pietrostefani, Marina Petrella ed Enzo Calvitti; SECONDA FILA (S-D) Roberta Cappelli, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti,Giovanni Alimonti.
Le foto dei 7 ex brigatisti arrestati in Francia. PRIMA FILA (S-D) Giorgio Pietrostefani, Marina Petrella ed Enzo Calvitti; SECONDA FILA (S-D) Roberta Cappelli, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti,Giovanni Alimonti. (ANSA)

PARIGI. – “Ci vorrà molto tempo, sarà una procedura lunga. Viviamo questo stato di tensione dal 2019, ma come vedete abbiamo anche molti sostenitori. Come sto? Bene. Non ho niente da nascondere”. Marina Petrella, 67 anni, ex brigatista rossa condannata all’ergastolo in Italia, saluta amici, compagni e sostenitori in un giardino vicino all’associazione di quartiere in cui da anni è asistente sociale.

I 9 ex terroristi italiani per i quali il presidente Emmanuel Macron ha dato il benestare all’esame delle domande di estradizione da parte della giustizia si preparano alla giornata di domani, inizio della procedura vera e propria davanti alla Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello.

Mancano sempre notizie dell’altro ex brigatista, Maurizio Di Marzio, che dal 10 maggio vedrà cadere in prescrizione la sua condanna e non ha accettato il consiglio di costituirsi.

Alla riunione di solidarietà di amici e sostenitori della Petrella, che nel 2008, colpita da una grave crisi depressiva con deperimento organico, fu “salvata” dall’estradizione dall’allora presidente Nicolas Sarkozy, hanno partecipato un centinaio di persone, gente del quartiere che la conosce, amici di vecchia data, nostalgici sostenitori degli anni più duri.

Qualcuno vuole preparare discorsi o dichiarazioni per la giornata di domani, altri sono contrari e propendono per un basso profilo. “Ho letto su un settimanale francese che qui ormai non ci segue più nessuno – ha detto la Petrella all’ANSA – invece potete vedere che il sostegno ce l’abbiamo. La tensione c’è, bisogna dire che ci tiene anche un po’ su l’adrenalina di questi ultimi 2 anni. Ma io non ho nulla da nascondere”.

Pantaloni, cappotto, capelli bianchi tagliati corti e un accento romano che mostra di non aver mai abbandonato, Marina Petrella saluta tutti sorridendo, anche se dai suoi gesti traspare la tensione di queste ore.

Pronta a un’altra lunga battaglia sulle estradizioni è anche Iréne Terrel, l’avvocata che ha legato il suo nome a queste battaglie cominciate negli anni Ottanta: “Alla fine – confida all’ANSA – vorrei che mi dicessero ‘basta, adesso è finita’. Non vorrei dover ricominciare tutto ogni 10 anni, questi ritorni al passato cominciano a diventare surreali, una caricatura. E io che sono costretta a requisitorie sugli stessi temi”.

Terrel si dice delusa dalla politica del suo Paese: “A parte che è evidente che ormai siamo in un’altra epoca, abbiamo assistito a una vera e propria retata all’alba il giorno dei fermi. Nulla a che vedere con le procedure di anni fa. Questa è bassa politica, franco-italiana. La Francia, che ora vuole cancellare 40 anni di vita delle persone, non ne esce bene”.

Secondo la legale, “vengono rimessi in discussione i fondamenti della filosofia del diritto. Le richieste sono irricevibili. In sostanza si dice ‘basta, non accettiamo più la prescrizione, il principio che anche il peggiore può cambiare, può evolvere, andare nel senso di una riconciliazione della società civile’. Se tutto questo non conta più, ad essere abolite sono le basi del diritto”.

Contro la violazione del principio del “ne bis in idem” – non poter essere giudicati due volte per la stessa colpa – protesta anche Oreste Scalzone, da sempre punto di riferimento del grupo di fuggitivi in Francia: “Una nuova procedura, anni più tardi, chiunque sia l’imputato, fosse anche Totò Riina, è aberrante – dice Scalzone – certo ce lo aspettavamo e nelle ultime settimane c’era stata un’accelerazione, era diventata una specie di norte annunciata.

Ma quando arriva il colpo, anche se te lo aspetti e sei preparato, è sempre un brutto momento”. Sulle procedure, Scalzone è d’accordo sull’irricevibilità: “Non ci sarà neppure bisogno di ricorrere ai motivi di salute, pur esistenti per alcune di queste persone, per veder respinte le richieste di estradizione. Per alcuni sarà la terza volta”.

Domani l’inizio delle procedure: a palazzo di Giustizia si prevede l’afflusso di giornalisti, sostenitori, amici e familiari dei 9 estradabili, anche se per un’udienza di tipo formale. Per l’occasione, e visto che in aula potranno entrare in pochi fisicamente, è stata allestita una sala con grande schermo per seguire a distanza le udienze.

(di Tullio Giannotti/ANSA).

Lascia un commento