Differenziata rifiuti a 62%, aiuti regioni in ritardo

Un autoarticolato colmo di materiali ferrosi
Un autoarticolato colmo di materiali ferrosi. (ANSA/Comune Casavatore)

ROMA. –   L’Italia va sempre meglio in economia circolare. Quel nuovo sistema che non soltanto non spreca le materie ma anzi le razionalizza e le recupera per reimmetterle nel circuito produttivo donandole una seconda vita.

Per farlo però serve una buona raccolta differenziata, e una filiera di imprese della green economy pronte a fare il loro mestiere, dedito allo sviluppo sostenibile. E, il nostro Paese – a guardare i dati degli ultimi due rapporti 2019 e 2020 dell’accordo tra Anci e Conai (il Consorzio degli imballaggi) – sfiora la media del 62% (61,69%), con un balzo del 3,5% rispetto agli ultimi dati, arrivando a riciclare a trattare 6,5 milioni di tonnellate.

Un quadro che ci pone al secondo posto in Europa, dopo la Germania, per “spazzatura” intercettata in grado di alimentare l’economia circolare. E che però esplode in tutta evidenza “l’assottigliamento” della distanza tra Nord e Sud; pur restando implacabile la carenza del Meridione sul versante della capacità di trattamento e del fabbisogno di impianti.

É per questo che se c’è un gap da colmare – osserva il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani – va fatto ora con “uno sforzo molto grande: “Soffriamo di un divario tra regioni. Credo sarebbe molto interessante fare un grande progetto strategico per le due tre regioni che al momento sono molto indietro. Serve un Piano speciale. Se non lo facciamo ora non lo facciamo più”.

Secondo gli ultimi dati – presentati dall’Anci e dal Conai in un convegno on-line – quasi tutti “i materiali hanno superato gli obiettivi previsti al 2030”, ormai “sostanzialmente raggiunti”, con l’eccezione di carta e plástica che, insieme al legno, “necessitano di incrementi”.

Per perseguire i benefici dell’economia circolare – rileva Enzo Bianco, presidente del consiglio nazionale dell’Anci – “serve uno sforzo congiunto” per “colmare il gap” tra le due aree del Paese. L’economia circolare italiana mantiene “un ruolo di leadership nel panorama europeo – afferma Luca Ruini, presidente del Conai – oggi 7 imballaggi su 10 hanno una seconda vita”.

La leadership italiana è chiara, e lo diventa ancora di più quando Cingolani parla di “parole di stima” da parte degli Usa, con John Kerry, e dell’Ue, con il vicepresidente della commissione Frans Timmermans: parole che sono “un invito forte a far crescere questa nostra leadership; dobbiamo ambire a essere in materia ambientale, qualità della vita, nell’industria sostenibile una delle nazioni guida”.

Il ministro entra nel dettaglio: il Recovery per l’economia circolare dovrà essere come un “booster”, in grado di spingere il Paese, e metterlo sulla rotta giusta, con oltre 2 miliardi per fornire “un’accelerazione fenomenale”. Attenzione però, avverte Cingolani; perché il Piano nazionale di ripresa e resilienza “non si sostituisce alle misure che lo Stato deve mettere in atto con gli enti locali, ma si aggiunge”.

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