Asfalto e polemiche, a Roma ciclabile della discordia

Un tratto di pista ciclabile sul Lungotevere a Roma.
Un tratto di pista ciclabile sul Lungotevere a Roma.

ROMA. – Manca solo la segnaletica e una mano di colore e la ciclabile della discordia sul Lungotevere sarà nuovamente pronta. La pista, sulla quale senza bici c’è finito anche Matteo Salvini per una serie di scatti denuncia tra l’asfalto nero e l’ex biondo Tevere, è diventata uno dei temi caldi di una campagna elettorale che stenta a partire anche per assenza, o quasi, di protagonisti.

I primi ad accorgersene di quella che Salvini definisce “una bruttura offensiva e indecorosa per la capitale d’Italia”, sono stati il candidato e leader di Azione Carlo Calenda e il deputato romano e già assessore veltroniano Roberto Morassut.

Poi un diluvio di no e polemiche su quei 5 km di asfalto, sovrapposti ai precedenti ammalorati, che hanno coagulato ambientalisti, in testa Italia Nostra, sovrintendenze, oppositori della Raggi, dal Pd alla Lega. E la scorsa notte una mano anonima ha vergato sulla striscia nera un verso della canzone ambientalista del green ante litteram Adriano Celentano.

‘E non lasciate crescere l’erba’, una frase rivista e corretta della celebre ‘Il ragazzo della via Gluck’. Per risalire agli autori della scritta a caratteri cubitali sono ora partite le indagini della polizia municipale. “Li troveranno presto”, promette il presidente della Commissione ambiente del Campidoglio Daniele Diaco che non manca di sottolineare come la pista ciclabile sul Lungotevere “esiste dai tempi di Veltroni”.

Ma per Sovrintendenze e ambientalisti il problema non è la pista in sé ma la colata di asfalto. Troppo impattante, troppo in distonia con argini e muraglioni che sono anche vincolati. Ieri c’è stato un nuovo sopralluogo dei tecnici della sovrintendenza per scegliere il colore della pista ed in effetti lungo il percorso sono visibili i riquadri con le prove cromatiche per scegliere la tonalità meno impattante con l’ambiente.

Insomma, la tesi del Campidoglio è: la pista c’era, la stiamo rimettendo a posto e la posa dell’asfalto era il primo step. Ma gli oppositori ribattono sul decoro. Calenda rincara la dose: “Regione, sovrintendenza sia comunale che nazionale, associazioni… Mi pare che non siamo gli unici ad avere qualche dubbio sulla colata ciclabile”. Italia Nostra non intende perdonare “la brutalità dell’intervento dell’assessorato alle infrastrutture, la classica pecionata” romana alla quale non intendiamo abituarci” e giudica l’opzione colore “cerottini per un massacro”.

Ma l’assessora Linda Meleo, chiamata appunto in causa, annuncia che il Campidoglio tira dritto fino alla meta: “I lavori stanno andando avanti. È quasi tutto pronto. Manca la segnaletica orizzontale su tutto il tratto di circa 5 chilometri”. E manca anche il colore, “un grigio chiaro funzionale al contesto urbano nel quale la pista è inserita. Dopo tanti anni stiamo riqualificando un percorso ciclabile abbandonato, pericoloso in alcuni tratti, che finalmente può essere utilizzato in sicurezza”.

Ora manca solo l’ok definitivo da parte delle sovrintendenze. Ma la polemica, anche politica, infuria. “La bellezza di Roma è anche questa: una città piena di buche ma si mette il bitume sul Lungotevere”, chiosa il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che non smette di ribadire che lui non vuole proprio candidarsi a sindaco di Roma.

Lascia un commento