Coronavirus in Italia: 263 morti in 24 ore, ma cala pressione terapie intensive

Vaccinazioni nell'hub vaccinale alla Stazione Termini a Roma
Vaccinazioni nell'hub vaccinale alla Stazione Termini a Roma, 30 Aprile 2021. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – La decrescita delle nuove infezioni da Covid-19 e della pressione sugli ospedali continua, ma molto lentamente, e perciò il quadro complessivo della situazione pandemica in Italia resta ancora “impegnativo”. Questa, in sintesi, la fotografia epidemiologica del Paese che arriva dall’ultimo monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità e ministero della Salute, che evidenzia come l’indice di trasmissibilità Rt sia leggermente risalito toccando il valore di 0,85 mentre cala il tasso di occupazione di terapie intensive e reparti ospedalieri.

Tutto ciò mentre continua a registrarsi un alto numero di vittime, anche se in lento calo: sono state 263 nelle ultime 24 ore. L’Rt nazionale, che la scorsa settimana era a 0,81, sale dunque a 0,85, mentre l’incidenza dei casi continua a scendere: il suo valore è a 146 su 100mila abitanti rispetto a 152 della settimana scorsa.

Il monitoraggio rileva anche la diminuzione del numero di Regioni e Province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica: sono 8 contro le 12 della settimana precedente. Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è ora uguale alla soglia critica (pari al 30%). Quello in aree mediche a livello nazionale scende ulteriormente ed è sotto la soglia critica (32% rispetto al 40% della soglia).

Migliora dunque la situazione generale del rischio pandemico nel Paese, con nessuna Regione classificata come a rischio alto, ma il monito che giunge da Iss e ministero è sempre quello a non abbassare il livello dell’attenzione. La situazione, infatti, resta delicata mentre continuano a preoccupare le varianti del virus SarsCov2 presenti anche in Italia.

Una conferma arriva dai dati del bollettino giornaliero del ministero, che segnala 13.446 nuovi positivi nelle ultime 24 ore (ieri erano stati 14.320) e ancora 263 vittime in un giorno (ieri 288), mentre il tasso di positività è del 3,9% (rispetto al 4,3% di ieri). Quanto alla situazione negli ospedali, sono 2.583 i pazienti ricoverati in intensiva, in calo di 57 unità rispetto a ieri, e nei reparti ordinari sono invece ricoverate 18.940 persone, in calo di 411 rispetto al giorno precedente.

“In molti paesi europei c’è una curva in crescita, mentre in Italia c’è una decrescita ma sempre lenta della curva”, ha spiegato il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, alla consueta conferenza stampa al ministero della Salute per l’analisi del monitoraggio. Ciò significa, ha chiarito, che “il quadro complessivo resta ancora di un livello impegnativo nonostante una diminuzione dei nuovi casi. Tre regioni hanno infatti un Rt maggiore di 1 e anche se l’incidenza è in diminuzione, resta ancora elevata. Quindi occorrono misure di mitigazione”.

Insomma, ancora una volta – a fronte delle recenti riaperture – gli esperti ribadiscono che non siamo di fronte ad un ‘libera tutti’. In realtà, ha aggiunto Brusaferro, è “una stabilità quella che vediamo oggi; vediamo che il sistema sta tenendo ma, ovviamente, ciò va verificato su base settimanale. E poi valuteremo, man mano, le altre riaperture”.

Anche per il direttore generale della Prevenzione del ministero, Gianni Rezza, “il quadro epidemiologico è sostanzialmente stabile rispetto alla scorsa settimana” e “tutto va fatto con enorme cautela. Così per le riaperture bisogna usare cautela e gradualità tenendo sott’occhio – ha detto – tutti gli indicatori precoci di allarme”.

Un dato indubbiamente positivo è invece relativo all’andamento della campagna vaccinale. Decresce infatti l’età mediana dei nuovi casi di Covid-19 in Italia, collocandosi a 42 anni, e calano i casi nelle varie fasce d’età in generale: “E’ una prova indiretta – ha concluso Brusaferro – dell’efficacia della vaccinazione, che ha coperto ormai gran parte degli over-80, così come calano i casi tra gli operatori sanitari, che sono i primi ad essere stati vaccinati”.

(di Manuela Correra/ANSA)

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