Letta e Conte, cammino insieme. Ma è stallo Comunali

Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta, mentre lascia Palazzo Chigi a capo della delegazione del Partito Democratico al termine dell'incontro con il premier Mario Draghi sul Recovery Plan e il DL Sostegni a Roma
Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta, mentre lascia Palazzo Chigi a capo della delegazione del Partito Democratico al termine dell'incontro con il premier Mario Draghi sul Recovery Plan e il DL Sostegni a Roma, in una foto d'archivio del 16 aprile 2021. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Sulle alleanze, Enrico Letta e Giuseppe Conte parlano la stessa lingua, tanto che il leader in pectore dei Cinque Stelle ha perfino suggerito una collocazione precisa per il Movimento: “Potrebbe rivelarsi una forza politica senz’altro di sinistra”.

Collegati all’incontro on line ‘Verso le Agorà’ organizzato da Goffredo Bettini, i due leader sono apparsi in sintonia. Conte ha parlato di “clima proficuo di dialogo, unito alla determinazione di lavorare insieme per risposte concrete”. Mentre Letta ha usato un’immagine: “Io, Giuseppe ed Elly Schlein in una piazza grande, davanti a tanti elettori. La gente capirebbe che siamo persone che si stimano” e questo “consentirebbe ai cittadini italiani di avere fiducia in noi”.

Le intenzioni, però, fanno i conti con lo stato dell’arte. Il primo campo di prova dovevano essere le comunali di ottobre ma, tranne Napoli, le trattative nei Comuni sono quasi tutte al palo. Tanto che Letta ha messo le mani avanti. Finora parlava dell’appuntamento di autunno come di un test del dialogo fra Pd e M5s. Ora frena un po’: “Viviamo le amministrative come una tappa, come una idea di convergenza che arriverà. L’obiettivo principale è essere vincenti nel 2023”.

A Napoli il patto è a buon punto e il negoziato si sta spostando sui nomi. Si parla del presidente della Camera Roberto Fico, che però non ha ancora ufficializzato alcuna decisione, e dell’ex ministro Gaetano Manfredi, che sarebbe più gradito al governatore Vincenzo De Luca. L’accordo fra centrosinistra e M5s non sembra invece possibile a Roma, dove il M5s correrà con il sindaco uscente Virginia Raggi.

Il centrosinistra farà le primarie, il 20 giugno. Nel Pd si parla della candidatura dell’ex ministro del Tesoro Roberto Gualtieri, ma si continua puntare anche su Nicola Zingaretti, che i sondaggi arrivati in questi giorni sui tavoli dem darebbero in vantaggio di 20 punti sugli altri nomi di centrosinistra. Il governatore del Regione Lazio finora ha risposto “no”. Ma la partita non è solo cittadina: c’è chi ipotizza che potrebbe cambiare idea se Pd e Cinque Stelle riuscissero a trovare un accordo sin dal primo turno in Regione. La chiusura del cerchio dovrebbe arrivare la prossima settimana. ù

A Torino il patto col M5s sembra saltato. A sancire la rottura è stata la scelta del Pd di fare le primarie, fissate per il 12 e 13 giugno. La priorità è stata quella di riunire il centrosinistra, per evitare che la dispersione delle forze potesse pregiudicare la corsa. Una convergenza con i 5 Stelle potrebbe esserci in caso di ballottaggio. Fra i nomi dem in campo per le primarie c’è quello del capogruppo comunale Stefano Lo Russo (Pd).

Anche a Bologna la decisione di ricorrere alle primarie – arrivata con la candidatura di Isabella Conti (Iv) – ha di fatto allontanato l’accordo con il M5s. I pentastellati, comunque, restano al tavolo di maggioranza, per decidere con chi stare all’esito delle primarie. Un accordo col centrosinistra fin dal primo turno sembra più facile se vincerà l’assessore Pd Matteo Lepore, mentre appare ostico nel caso in cui dovesse avere la meglio Conti. Anche le regole delle primarie sono terreno di dibattito. Il nodo è la formula: se saranno aperte a tutti o se per votare servirà un qualche tipo di requisito. Una delle opzioni è che possa servire una pre-registrazione a chi voglia partecipare on line e non andare ai gazebo.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

Lascia un commento