Il Senato boccia la sfiducia a Speranza, anche con i voti della Lega

Stefano Patuanelli, ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Roberto Speranza, ministro della salute e Federico D'Incà, ministro rapporti con il parlamento, al termine della discussione sulle mozioni di sfiducia presentate nei confronti del ministro della Salute dalle opposizioni,
Stefano Patuanelli, ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Roberto Speranza, ministro della salute e Federico D'Incà, ministro rapporti con il parlamento, al termine della discussione sulle mozioni di sfiducia presentate nei confronti del ministro della Salute dalle opposizioni, Senato, Roma 28 Aprile 2021. ANSA / FABIO FRUSTACI

ROMA. – Tutte respinte le mozioni di sfiducia a Roberto Speranza. ‘Salvato’ dalla maggioranza che si compatta al Senato, anche con i voti della Lega, a difesa del ministro della Salute. Resta isolata la battaglia del partito di Giorgia Meloni. Sua la prima mozione proposta per chiedere le dimissioni di Speranza (in aggiunta, quelle dei senatori ex M5s, Mattia Crucioli e Gianluigi Paragone).

Ma il documento viene affossato in aula da 221 no rispetto a 29 sì e tre astensioni. Un esito senza brividi. Ma per la Lega è un voto ‘obtorto collo’, per evitare il rischio di spaccare il governo e far saltare l’accordo raggiunto nel “centrodestra di governo”, come chiamano ora l’asse fra i due partiti.

Proprio a loro la leader di FdI si era rivolta in mattinata: “Qualcuno avrà il coraggio di schierarsi con noi?”. Alla fine la linea “governista” ha prevalso e contro la mozione ha votato pure il senatore Salvini. In serata l’alleata si limita a osservare: “Tutti i partiti della maggioranza hanno deciso così di sostenere le scelte della gestione opaca e fallimentare della pandemia. Chissà se gli italiani la pensano allo stesso modo…”.

Di certo un pezzo di maggioranza difende il ministro e gli riserva un lungo applauso alla fine del suo intervento in aula. Parecchi senatori dagli scranni del centrosinistra si alzano in piedi. Speranza del resto non cede alle ‘accuse’ e replica punto per punto. “Affronto questo dibattito e il voto con il rispetto che si deve e la consapevolezza di aver servito ogni giorno il mio Paese con disciplina”, rimarca evidenziando: “La salute degli italiani è il faro che mi guida in ogni scelta”.

Poi passa al contrattacco: “Nessuno dovrebbe mai dimenticare il nemico è il virus e che dovremmo essere più uniti che mai nel combatterlo, evitando di cadere nella tentazione di utilizzare la lotta alla pandemia per ragioni strumentali”.

Da tempo il ministro di Leu è un bersaglio di Salvini (insieme all’ex commissario per l’emergenza Domenico Arcuri) e simbolo della gestione della pandemia del governo precedente, da cui la Lega avrebbe preso le distanze. Mario Draghi però gli ha confermato ruolo e stima. Così nei giorni scorsi Salvini aveva fatto intuire che non sarebbe andato allo scontro. A mezzogiorno arriva la decisione definitiva: “Il centrodestra di governo ritiene improduttivo il ricorso a mozioni di sfiducia individuali, che peraltro non hanno alcuna possibilità di successo”, annuncia in una nota comune.

In aula è il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo a tradurlo in un voto contrario alla sfiducia. Ma l’argomentazione è un po’ contorta: “Con queste motivazioni diamo fiducia a Draghi perché siamo leali”, mentre su Speranza il sostegno è piuttosto un appello: “Visto che c’è la nostra disponibilità ad ascoltare, ci dimostri che vuole ascoltare anche noi”.

FI e Lega attaccano pure il resto della maggioranza, ricordando che “non cederanno alle provocazioni di chi sogna un esecutivo tutto tasse e sbarchi a trazione Pd-5Stelle”. E rilanciano con una commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia, che più tardi si traduce in una proposta di legge per istituirla, depositata e firmata anche da Udc e Cambiamo!. “Questa vale dieci volte di più di una mozione”, incita Salvini.

Ma anche in questo caso non sfugge l’assenza di FdI tra i proponenti. Eppure fonti del partito ricordano che mesi fa avevano proposto una commissione d’inchiesta sul Covid attraverso due emendamenti che però sono stati bocciati qualche settimana fa.

Un’altra commissione d’inchiesta viene sollecitata da Italia viva e poi trasformata in un disegno di legge di 7 articoli depositato al Senato. Distanze dal Pd che preferirebbe “una commissione bicamerale” anziché d’inchiesta, e che comunque insinua: “E’ scontato che, visti i dati, si dovrà partire dalla Regione Lombardia in cui si sono registrati le maggiori criticità e il più alto tasso di mortalità”, fa notare la capogruppo al Senato, Simona Malpezzi.

(di Michela Suglia/ANSA)

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