Burkina Faso: tre reporter europei uccisi dai jihadisti

Agenti della polizia pattugliano una strada a Burkina Fasso
Agenti della polizia pattugliano una strada a Burkina Fasso. (ANSA)

IL CAIRO. – Tre reporter, tra cui lo spagnolo David Beriáin, fra i massimi esponenti europei del giornalismo d’inchiesta, sono stati uccisi in una sorta di esecuzione da terroristi islamici legati ad al-Qaida in Burkina Faso, dove erano stati rapiti lunedì mattina mentre raccoglievano materiale per un reportage sul bracconaggio.

Beriain, 43 anni, il cameraman Roberto Fraile (47, anch’egli spagnolo) e un collega irlandese facevano parte di un gruppo di giornalisti e formatori occidentali che stavano seguendo una pattuglia anti-bracconaggio nel sud-est dell’ex Alto Volta, ai bordi di una riserva naturale verso il confine col Benin: circa 40 persone, di cui 15 di scorta, secondo quanto è possibile ricostruire da fonti ufficiali e mediatiche.

Nella zona di Pama un veicolo e alcune motociclette del convoglio che facevano da battistrada sono incappati “in una postazione tenuta da terroristi che hanno aperto il fuoco”, ha riferito il ministero della Comunicazione. Tre uomini della scorta sono rimasti feriti e c’è stato il rapimento dei tre reporter stranieri e di un burkinabè.

“I tre occidentali sono stati giustiziati dai terroristi”, ha riferito un alto funzionario dei servizi di sicurezza senza aggiungere altri dettagli.

Anche se per il momento, secondo il ministero burkinabè, “l’identità dei rapitori non è accertata in maniera chiara”, a ucciderli dovrebbero essere stati i jihadisti del Jnim (il Nusrat al-Islam wal-Muslimin, Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani): è stata infatti questa formazione, in un messaggio audio, a rivendicare il sanguinoso rapimento.

“Abbiamo ucciso tre bianchi. Abbiamo anche preso due veicoli con armi e 12 motociclette”, si afferma nella registrazione.

Beriain, veterano di molti fronti caldi del pianeta, era conosciuto anche in Italia fra l’altro per uno dei documentari della serie “Il mondo dei narcos” sui signori della droga e la corruzione in Colombia e Messico (con introduzione e commento di Roberto Saviano). Lo spagnolo era autore anche del programma  televisivo “Clandestino”, che affrontava il tema della criminalità organizzata in diverse parti del mondo: per un reportage sulla ‘ndrangheta, mandato in onda nel novembre del 2009, la Procura di Milano però lo aveva indagato per il sospetto che contenesse testimonianze fake.

Il cameraman Fraile, che lascia due figli, sempre come freelance aveva già rischiato la vita in diversi conflitti tra cui quello in Siria dove, ad Aleppo nel 2012, era stato ferito all’inguine da una scheggia. Dell’irlandese in serata si è appreso che era sposato ad un’olandese e viveva nei Paesi Bassi. Fra i sopravvissuti c’è anche uno svizzero.

La pericolosità del Burkina, poverissima ex colonia francese senza sbocchi al mare, si inquadra nell’attività di gruppi jhadisti nella regione semi desertica del Sahel cominciata con la conquista di ampi settori del Mali settentrionale nel 2012 e solo in parte arginata dall’intervento militare di Parigi e altri Paesi dell’area.

Scatenati in Burkina dal 2015 sono anche i terroristi Isis dello Stato islamico nel Gran Sahara (Egis) e di altre formazioni come gli Ansaroul Islam: l’Onu ha contato più di 1.800 morti nel solo 2019 e oltre un milione di sfollati da allora.

Vari anche i rapimenti, fra cui quello durato 15 mesi dell’architetto padovano Luca Tacchetto e della sua compagna canadese Edith Blais, tornati liberi solo nel marzo dell’anno scorso. Nel gennaio 2016 era stata rapita a Djibo (al confine con Mali e Niger) anche una coppia australiana: la donna fu liberata circa un mese dopo mentre l’uomo è ancora dato per scomparso.

(di Rodolfo Calò/ANSA).

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