Il gemello del David all’Expo, al via Padiglione Italia

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Dubai.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Dubai. (ANSA)

DUBAI.  – Non solo un clone, ma un vero e proprio ambasciatore del patrimonio culturale e artístico italiano. Sta per essere svelato a Dubai il “gemello” stampato in 3D del David di Michelangelo, cuore del padiglione italiano dell’Expo 2020, il primo in un Paese arabo, che si avvia ad aprire i battenti a ottobre dopo esser stato rinviato a causa della pandemia.

Ad inaugurate il padiglione Italia, progettato da Carlo Ratti e Italo Rota, sarà il ministro degli Esteri Luigi Di Maio alla presenza, tra gli altri, del Commissario per l’Italia Paolo Glisenti.

In visita a Dubai per l’occasione, Di Maio ha definito l’opera “una testimonianza visibile della nostra attenzione alle tecnologie più avanzate, ma anche alla valorizzazione del nostro patrimonio di arte, storia e cultura. Non a caso – ha sottolineato – il tema da noi scelto per l’Expo è ‘La Bellezza unisce le Persone’. La Bellezza può essere veicolo di conoscenza e importante strumento di connessione, innovazione e sostenibilità”.

Alla base della partecipazione italiana a Expo Dubai, c’è infatti l’obiettivo di “creare posti di lavoro, sviluppare le esportazioni, favorire la transizione ecológica verso un’economia più sostenibile e quindi sempre più competitiva a livello internazionale”, ha spiegato Di Maio, assicurando come l’Esposizione universale rappresenti un’opportunità per le imprese italiane anche nell’ambito delle azioni intraprese dal governo con il Patto per l’export.

Realizzata in resina acrilica e poi rifinita con polvere di marmo, per renderla il più simile possibile all’originale anche nelle imperfezioni, la copia “stampata” del David a grandeza naturale è alta più di 7 metri (basamento compreso), composta da 14 pezzi assemblati ancora prima di intraprendere il viaggio da Firenze a Dubai. La copia pesa 400 chili, contro le 5 tonnellate dell’originale.

“Una volta per ottenere una copia si faceva il calco a contatto, adesso i sistemi digitali, le scansioni, i laser-scanner e altri tipi di strumenti come la fotogrammetria, permettono di acquisire dati molto dettagliati: è come avere il calco più fedele possibile all’originale”, ha spiegato all’ANSA Grazia Tucci, docente del dipartimento di ingegneria civile dell’Università di Firenze, che ha coordinato il progetto di digitalizzazione e realizzazione del David di resina, in collaborazione con i tecnici di Hexagon Italia e con il restauratore Nicola Salvioli: è lui che ha finito con il tocco dell’artista il lavoro delle macchine.

“Spostare l’originale non avrebbe avuto senso. L’intera operazione sarebbe stata più costosa e avrebbe comportato dei rischi per l’opera michelangiolesca”, ha sottolineato ancora Tucci, che da anni crea copie digitali di opere d’arte, anche nell’ottica di salvaguardia di quei patrimoni distrutti dalle guerre o da eventi catastrofici. “La copia digitale tuttavia non entra in conflitto con l’originale – ha avvertito -, al contrario la sostiene” nella sua promozione nel mondo di cultura e bellezza.

(dell’inviata Laurence Figà-Talamanca/ANSA).

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