M5S e Rousseau all’addio e scoppia il caso Macina

Davide Casaleggio al Rousseau City Lab del Movimento 5S, dedicato all'ambiente, Napoli,
Davide Casaleggio al Rousseau City Lab del Movimento 5S, dedicato all'ambiente, Napoli, 16 dicembre 2018. ANSA/CESARE ABBATE

ROMA. – Il tempo stringe, l’addio di Rousseau si staglia all’orizzonte e nel frattempo, sull’onda della polemica per il video di Beppe Grillo, irrompe il caso della sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina. Il M5S che si avvia verso la leadership di Giuseppe Conte è a dir poco nella tempesta. Sospeso tra un Movimento destinato ad essere superato e un nuovo partito che fatica a delinearsi.

L’ex premier, nei prossimi giorni, imprimerà un’accelerazione su nuovo Statuto e Carta dei Valori. Ma prima c’è da sciogliere il nodo Rousseau. L’ultimatum lanciato da Davide Casaleggio per il versamento delle quote arretrate entro il 22 aprile è di fatto scaduto: la separazione, salvo colpi di scena, ci sarà. Bisognerà vedere quanto sarà consensuale.

Nel frattempo sono le parole di Macina a scatenare un nuovo putiferio sull’inchiesta nei confronti di Ciro Grillo. Il video del Garante, spiega al Corsera, andava evitato ma sugli attacchi della Lega Macina incalza: “Non si capisce se Giulia Bongiorno parla da difensore (che ha quel video), o da senatrice che passa informazioni al suo capo di partito di cui è anche difensore. Mi ha gelato sentirla dire che porterà il video di Grillo in Tribunale, lasciando intendere che il comportamento del papà ricadrà sul figlio”.

Ed è subito bufera. Salvini e la Lega – oltre a Enrico Costa di Azione – chiedono le dimissioni di Macina. “Da lei arrivano fantasiose, gravissime accuse a mio carico, la denuncio”, sbotta la stessa Bongiorno. Il caso arriva in Aula al Senato e alla Camera. A Montecitorio il leghista Flavio Di Muro chiede al ministro della Giustizia Marta Cartabia di “licenziare” la sua sottosegretaria. Anche Forza Italia protesta.

A palazzo Madama è Giuseppe Cucca, Vicepresidente dei senatori di Italia Viva a definire “sconcertanti” le parole di Macina. Con Matteo Renzi che resta tra i banchi del Senato fino alla fine “in segno di manifesta critica” nei confronti della pentastellata.

Il M5S fa subito muro. Accusa la Lega di continuare a strumentalizzare il caso di Ciro Grillo e definisce “legittimi” i dubbi di Macina. Che, a sua volta, replica: “ho chiesto solo chiarezza e trasparenza, il caso non va politicizzato”. Ma a sospendere la bufera è solo un “chiarimento” che avviene nel pomeriggio tra Cartabia e Macina. E la ministra ricorda alla sottosegretaria che una posizione istituzionale richiede il massimo riserbo sulle vicende giudiziarie aperte.

Caso chiuso? Forse. Intanto, è la convinzione di diversi big del M5S, dopo il video sul figlio difficilmente Grillo riparlerà a breve. E ciò non giova alla costruzione del Movimento 2.0 targato Conte. L’ ex premier continua a muoversi discretamente. Sente diversi esponenti Pd – Goffredo Bettini su tutti – e agisce in piena sinergia con Luigi Di Maio. Ma prima della fine di aprile difficilmente il suo Movimento vedrà la luce.

E il ministro degli Esteri, nel frattempo, si muove sia in chiave interna, – per placare i crescenti malumori dei parlamentari – sia sul versante Comunali. Dove lo stallo del Movimento rischia di far franare sul nascere qualsiasi alleanza con il Pd.

Nelle prossime ore, però, qualcosa accadrà. Enrica Sabatini o Davide Casaleggio, dopo la scadenza dell’ultimatum, dovrebbero parlare. I dati degli iscritti, secondo fonti del M5S, dovrebbero essere consegnati in quanto “di proprietà del Movimento”. Il problema è quando. E se all’addio si accompagnerà una guerra legale. Ma sul fatto che la leadership di Conte sia votata su un’altra piattaforma, nei Cinque Stelle, ormai ci scommettono quasi tutti.

(di Michele Esposito/ANSA)

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