Di Maio: l’Italia riapre il consolato a Bengasi

Il ministro degli esteri Luigi Di Maio
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.(ANSA/CLAUDIO PERI)

ROMA. – L’Italia sarà sempre più presente in Libia, sul territorio, per sostenere la stabilizzazione e la ricostruzione di un partner prioritario nel Mediterraneo. E lo farà anche riaprendo il consolato generale a Bengasi e un consolato onorario nel Fezzan, come “segnale di attenzione a tutte le regioni” del Paese, non solo verso Tripoli.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha ricevuto a Roma la sua omologa libica, Najla el Mangoush, con l’obiettivo di definire un “percorso concreto” che veda l’Italia protagonista nella rinascita del Paese nordafricano. Il faccia a faccia è stato l’ultimo di una lunga serie, se si considera che Di Maio è volato a Tripoli tre volte in un mese, l’ultima delle quali con il premier Mario Draghi, che ha scelto la Libia come tappa della sua prima visita ufficiale.

Il governo di transizione guidato da Abdel Hamid Dbeibah, insediatosi a metà marzo, ha di fronte una road map serrata che deve condurre a elezioni a dicembre. L’Italia lo sosterrà in tutte le fasi, ha assicurato Di Maio alla collega. Anche sul fronte economico, per fornire beni e servizi essenziali alla popolazione, a cui ad esempio manca l’elettricità. Superata l’emergenza, bisognerà puntare sulle infrastrutture per ridare fiato all’economia e Roma è intenzionata ad accelerare nei progetti già in cantiere.

Così, dopo il colloquio con la ministra degli esteri, la Farnesina ha ospitato anche una riunione allargata alla delegazioni tecniche “per definire un percorso con scadenze ambiziose ma realistiche” che portino “risultati concreti” sui numerosi dossier aperti: dall’autostrada costiera alla ripresa del traffico aereo tra i due Paesi, senza dimenticare il tema della “gestione dei flussi migratori irregolari e del controllo delle frontiere libiche che rimane per noi prioritario”, ha spiegato Di Maio.

La piena ripresa della partnership economica, per forza di cose indebolita dalla guerra, è stata auspicata anche dalla ministra libica, che ha chiesto “il ritorno delle imprese italiane in Libia e la facilitazione della concessione dei visti tra gli imprenditori dei due Paesi”. Tripoli, ha assicurato, non ha dimenticato che l’Italia non ha chiuso la sua ambasciata neanche nei momenti più critici, ed ha accolto la riapertura del consolato a Bengasi annunciata da Di Maio come ulteriore segnale dell’amicizia tra i due Paesi, che si sostanzierà in incontri sempre più fitti.

Italia in prima linea per la ricostruzione, quindi, anche grazie alla consolidata presenza dell’Eni (i suoi vertici hanno già incontrato il nuovo capo del governo a Tripoli) per la gestione dell’immenso tesoro energetico libico. Ma non sarà una corsa solitaria, perché ci sono altri competitor. Uno su tutti, la Turchia di Erdogan, che di recente ha ricevuto il governo libico al gran completo nel suo palazzo principesco di Ankara, per parlare di tutto. Petrolio e gas, investimenti su edilizia e infrastrutture, rilancio dei servizi bancari e sanitari.

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