La risposta dell’Iran su Natanz: uranio arricchito al 60%

Centrifughe per l'arrichimento dell'uranio nella centrale nucleare di Natans.
Centrifughe nella centrale nucleare di Natans. (ANSA/EPA/AEOI)

ISTANBUL. – L’Iran alza la posta al tavolo del nucleare. Dopo il cyber attacco al sito di Natanz, che ha definito un “sabotaggio di Israele”, Teheran replica annunciando l’avvio proprio in quell’impianto dell’arricchimento dell’uranio al 60%: una soglia molto più alta dell’attuale 20% e sempre più vicina alla capacità necessaria per la realizzazione dell’atomica, che la Repubblica islamica giura però di non volere.

Lo strappo piomba come un macigno sui negoziati per il ritorno degli Usa all’accordo sul nucleare del 2015, che riprenderanno nelle prossime ore a Vienna con la mediazione Ue, insieme a Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia e Cina (i 4+1) e con il coinvolgimento indiretto degli stessi americani.

Non a caso, l’annuncio è giunto proprio dal capo negoziatore iraniano nella capitale austriaca, il viceministro degli Esteri Abbas Araghchi, che ha anche comunicato l’iniziativa in una lettera inviata all’Agenzia internazionale per l’energia atómica (Aiea).

Ad accrescere ulteriormente la tensione, dal Golfo è giunta nelle stesse ore la notizia di un nuovo misterioso attacco a una nave di proprietà israeliana, colpita da un missile sparato forse da un drone al largo delle coste emiratine di al Fujairah, nei pressi dello stretto di Hormuz, che non avrebbe tuttavia provocato danni gravi.

Nel mirino è finito ancora una volta un mercantile, l’Hyperion della società Pcc, che possiede anche l’Helios Ray, un altro cargo colpito a fine febbraio. Non ci sono al momento commenti ufficiali sull’episodio, ultimo capitolo una battaglia navale sotterranea di cui Iran e Israele continuano ad accusarsi a vicenda.

L’accelerazione sull’arricchimento dell’uranio giunge dopo che Teheran aveva annunciato sabato l’avvio di nuova catena di centrifughe IR-6 e la sperimentazione di centrifughe IR-9 nell’impianto di Natanz, colpito solo poche ore dopo da un attacco all’impianto elettrico, ancora in fase di riparazione.

“Una pessima scommessa” da parte di Israele, l’ha definita oggi il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif. Le mille nuove centrifughe per l’arricchimento, ha spiegato il portavoce dell’Agenzia iraniana per l’energia atomica, Behrouz Kamalvandi, hanno una potenza superiore del 50% rispetto alle precedenti e l’uranio al 60% così ottenuto verrà utilizzato per sviluppare “diversi tipi di radiofarmaci”. Altri funzionari di Teheran non hanno tuttavia escluso l’impiego come carburante per navi e sottomarini.

“Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden deve scegliere tra l’accordo nucleare concluso dall’ex presidente Barack Obama nel 2015 o il fallimentare terrorismo economico dell’ex presidente Donald Trump”, ha rilanciato Zarif al termine di una giornata convulsa, iniziata incassando il rinnovato sostegno di Mosca in una visita a Teheran del suo omologo russo Serghei Lavrov.

“Una cooperazione strategica contro l’unilateralismo Usa”, l’ha definita il presidente iraniano Hassan Rohani. E ora, insistono Teheran e Mosca, l’unica soluzione per evitare l’escalation è la rimozione di tutte le sanzioni americane.

(di Cristoforo Spinella/ANSA).

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