La stretta di Biden sulle armi: “É un’epidemia”

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. (ANSA/EPA)

WASHINGTON.  – “La violenza delle armi in America è un’epidemia, una fonte di imbarazzo per il nostro Paese nel mondo”. Joe Biden non usa mezzi termini nel presentare il giro di vite sulle armi da fuoco, attesissimo dopo le ultime stragi avvenute in Georgia e in Colorado.

“Basta preghiere”, il monito del presidente americano, che dal Rose Garden della Casa Bianca ha lanciato un chiaro monito: è l’ora di fermare questa violenza che ogni anno negli Stati Uniti uccide almeno 40 mila persone.

Le ultime vittime poche ore prima in una sparatoria in un’abitazione in South Carolina, dove per motivi ancora sconosciuti un ex giocatore di football americano prima di suicidarsi ha ucciso il suo medico, la moglie e i due nipotini della coppia di 5 e 9 anni.

“Tutto questo deve finire”, ha affermato Biden, anche se in realtà quella annunciata per ora è una mini-stretta che, se fa infuriare la lobby delle armi, delude invece i tanti che stavolta speravano in una vera e propria svolta.

L’inquilino della Casa Bianca lo sa, e ha assicurato come i decreti annunciati costituiscano solo “un primo passo”.  Come quello che limita la vendita delle cosiddette “ghost guns”, le pistole fatte in casa grazie al facile acquisto di kit fai da te.

Armi che, non avendo il numero di serie, sono praticamente impossibili da tracciare e che ogni anno provocano tantissime vittime, anche in incidenti domestici in cui spesso sono coinvolti bambini o la cui causa è un suicidio.

Offensiva anche contro le bretelle utilizzate per fissare le pistole sul braccio e così stabilizzare l’arma mentre si spara: d’ora in poi queste pistole saranno classificate come fucili a canna corta, dunque soggette a controlli più severi.

Il pacchetto prevede poi maggiori aiuti alle agenzie che si occupano della lotta alla violenza delle armi e la richiesta di rapporto complessivo sul traffico di armi negli Usa dal 2000 in poi.

Ancora una volta niente di niente, invece, sulla misura che davvero imprimerebbe un cambio di passo, salvando ogni anno decine e decine di vite umane: il divieto di vendere i fucili d’assalto ai privati, armi come i famigerati AK-47 o AR-15 ideate per i campi di battaglia e che invece sono state le responsabili delle più sanguinose stragi della storia degli Stati Uniti, anche le più recenti.

Fucili semiautomatici nati per uso militare ma che circolano per le strade americane e che  in molti stati Usa possono essere tranquillamente acquistati anche al supermercato.

Biden ha quindi lanciato un appello al Congresso perchè trovi finalmente il coraggio di decidere il bando di questi fucili, una misura che si è invano tentato di introdurre in maniera permanente fin dai tempi di Bill Clinton.

Il presidente americano ha anche invitato il Senato a varare le due leggi già approvate dalla Camera che inaspriscono i cosiddetti “background check”, i controlli su chi acquista armi per verificare se abbia precedenti penali o soffra di disturbi psichici. Biden sa che non sarà facile andare fino in fondo, memore anche delle enormi difficoltà che incontrò il pacchetto di misure che tentò di introdurre Barack Obama.

E la Nra, da sempre alleata di Donald Trump, è già sul piede di guerra: “Siamo pronti a combattere”, afferma in un tweet. Pronta la risposta di Biden: “Nessuno vuole violare il secondo emendamento, ma nessun emendamento della costituzione americana è permanente”.

Ma la lobby delle armi, per la quale il secondo emendamento è sacro, mette in guardia dal fatto che le misure proposte “potrebbero richiedere a cittadini rispettosi della legge di consegnare le armi di loro proprietà e potrebbero spingere gli stati a estendere i provvedimenti di confisca”.

Un riferimento anche all’invito di Biden agli stati Usa perchè promuovano le cosiddette ‘red flags law’, leggi che premettono di chiedere ad un tribunale di togliere le armi dalle mani di chi viene ritenuto un pericolo per gli altri e per sè stesso.

(di Ugo Caltagirone/ANSA).

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