Amarcord: nel 2004 la Vinotinto espugnava il Centenario di Montevideo

Nel 2004 la Vinotinto profanava il Centenario di Montevideo. Foto cortesía

CARACAS – Tra il 1508 e 1512, Michelangelo era l’incaricato di dipingere la Cappella Sistina. C’é un’altro personaggio, il CT Richard Páez che é stato l’incaricato di dipingere di Vinotinto un’altra cappella famosa: il Centenario di Montevideo. Questa nicchia sacra é storico e famoso per aver ospitato la prima finale di un mondiale di calcio.

I tifosi della vinotinto, ogni anno ricordano il 31 marzo del 2004. Quella notte magica la nazionale, allora allenata da Richard Páez, fu capace di battere per 0-3 l’Uruguay nel mitico stadio Centenario di Montevideo. Quella gara era valevole per le qualificazioni al mondiale Germania 2006.

I “lanceros” di Richard Páez arrivavano sul campo che ha ospitato il primo mondiale con uno score di 2 vittorie (0-1 in Colombia e 2-1 contro la Bolivia) e 2 sconfitte (2-0 in Ecuador e 0-3 con l’Argentina).

In Uruguay, nonostante la Vinotinto si presentasse con due vittorie consecutive la stampa locale era fiduciosa  e dava per scontato non solo i tre punti, ma anche la goleada. Quel 31 marzo del 2004 il quotidiano “El País” titolava: “Venezuela non esiste”, un altro giornale scriveva: “I tifosi puntano alla goleada.”

Ma quella sera, ancora non lo sapevano i tifosi ed i media, la vinotinto si sarebbe scollata l’etichetta di Cenerentola del Sudamerica. L’incubo per l’Uruguay iniziava al 19esimo quando Gabriel Urdaneta segnava il gol del vantaggio per il Venezuela.

I padroni di casa cercarono di ribaltare la situazione, ma due tiri charrúas si stamparono sul palo della porta difesa dall’italo-venezuelano Angelucci. Su un contropiede arrivò lo 0-2 per i creoli grazie ad un tiro di Héctor “Turbo” González. Il pubblico che aveva gremito il Centenario cominciò a prendere in giro i suoi giocatori con i tipici: “Olé! Olé!” ad ogni passaggio riuscito dalla Vinotinto. Il lapidario 0-3 arrivò grazie a Juan Arango.

Quel giorno scesero in campo con la Vinotinto due italo-venezuelani Gilberto Angelucci ed Alejandro Cichero.

“Per la prima volta nella mia vita aspettavo con ansia il fischio finale dell’arbitro. Abbiamo mandato alle ortiche anni di storia in uno stadio dove nessuno aveva vinto così facilmente” dichiarò a fine gara Juan Ramón Carrasco, che pochi giorni dopo fu sostituito da Óscar Tabárez.

Dal canto suo, mister Richard Páez parlando di quella data storica: “Quel giorno i veri protagonisti sono stati i giocatori che non solo hanno creduto nel discorso pre-gara, ma sono riusciti a mostrarlo sul campo. Quella é stata una sorta di eredità che ho lasciato in nazionale. Io ho sfidato i miei ragazzi ad assumere un ruolo da protagonista offrendo un ottimo gioco e sfidando i nostri avversari a viso aperto. Loro semplicemente hanno creduto nel progetto e da lí è avvenuta la svolta della nostra nazionale.”

Da quel giorno la Vinotinto da Cenerentola è diventata il sassolino nella scarpa delle diverse squadre sudamericane.

(di Fioravante De Simone / Redazione Caracas)

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