Mosca: produrremo in Cina 60 milioni dosi Sputnik

Una confezione del vaccino russo Sputnik V
Una confezione del vaccino russo Sputnik V. EPA/SERGEI ILNITSKY

MOSCA. – Nuovo passo avanti di Russia e Cina nella loro intesa per far fronte alla pressione occidentale, questa volta sulla direttrice della “geopolitica dei vaccini”.

Il Russian Direct Investment Fund (o RDIF, il fondo sovrano russo) e la Shenzhen Yuanxing Gene-tech, una delle aziende biotecnologiche leader in Cina, hanno infatti stretto un accordo per la produzione di oltre 60 milioni di dosi dello Sputnik V, il principale vaccino contro il coronavirus messo a punto da Mosca.

“La cooperazione con Shenzhen Yuanxing Gene-tech ci permetterà di produrre lo Sputnik V in Cina, aumentando così le capacità di fornire il vaccino ai nostri partner, dato che vediamo aumentare la domanda del vaccino russo a livello globale”, ha commentato entusiasta Kirill Dmitriev, Ceo del RDIF.

Un bel passo avanti, certo, in attesa che Pechino autorizzi l’uso dello Sputnik all’interno dei propri confini, dato che, per ora, nella lista degli oltre 50 Paesi in cui è stato dato il via libera al composto russo non figura la Cina. La produzione commerciale dovrebbe iniziare a maggio.

L’accordo con la Cina segue di poco quello stilato con tre produttori indiani per un totale di oltre 600 milioni di dosi, capaci dunque d’immunizzare ben 300 milioni di persone. In totale, fa sapere RDIF, al momento sono stati conclusi contratti min 10 Paesi del mondo in grado di assicurare dosi di Sputnik V a m700 milioni di persone.

L’India, dunque, si conferma come il motore principale della strategia produttiva russa. Nuova Delhi, peraltro, sarebbe sul punto di autorizzare in patria l’uso dello Sputnik. Stando infatti a Deepak Sapra, Ceo del colosso farmaceutico indiano Dr Reddy, l’ok delle autorità sanitarie preposte dovrebbe arrivare “entro le prossime settimane”.

Mosca, a quel punto, potrà davvero reclamare un gran punto nella gara globale alla vaccinazione, sia in termine d’immagine (l’India è senz’altro più vicina all’Occidente che al duo Russia-Cina) che di mercato, dato che nel sub-continente non mancano certo i potenziali clienti.

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