Usa verso surplus di vaccini, pressing su Biden

La Guardia nazionale allo Yankees Stadium New York indica a una donna lo sportello per la vaccinazione
La Guardia nazionale allo Yankees Stadium New York per la campagna vaccinale anti Covid. Immagine d'archivio. (ANSA)

WASHINGTON.  – La penuria di vaccino anti-Covid è un problema in gran parte del mondo ma non in America, dove il presidente Joe Biden è già alle prese con la preoccupazione opposta: come gestire il surplus di dosi, visto che entro maggio, se non prima, negli Stati Uniti le forniture supereranno la domanda.

E le pressioni, a partire dall’Europa, sono forti. Anche se al momento – spiega il New York Times – l’intenzione della Casa Bianca sarebbe quella di tenere per sé le dosi in eccesso, nonostante dall’Oms arrivi l’ennesimo appello: donare immediatamente almeno 10 milioni di vaccini al programma internazionale Covax a favore dei Paesi più poveri.

Ma a Washington, al di là della mano tesa mostrata da Biden durante il Consiglio europeo, si valuta la situazione con cautela. Troppe incertezze infatti gravano ancora sul futuro e su quando la pandemia sarà davvero superata e si potrà parlare di immunità di gregge.

Tanto più che, nonostante in America la campagna di vaccinazione viaggi a ritmi elevatissimi, in tutti gli Stati Usa torna a salire il numero dei casi: in una settimana il 7% in più, con una media di 55 mila al giorno. E torna ad impennarsi anche il numero delle ospedalizzazioni e quello delle vittime, oltre mille ogni 24 ore.

Previsioni alla mano, Biden ha promesso entro la fine di maggio di immunizzare tutta la popolazione americana adulta, circa 260 milioni di persone. Questo a fronte di un numero di dosi ordinate che – tra Pfizer, Moderna e Johnson&Johnson – potrebbero coprire fino a 400 milioni di persone, 70 milioni in più dell’intera popolazione statunitense.

Scegliere a chi eventualmente destinare le dosi in eccesso può diventare un problema politico per l’amministrazione Usa, considerando che nonostante il programma internazionale Covax sono almeno 30 i Paesi dove ancora nemmeno una dose è stata somministrata, con tre quarti delle dosi disponibili andate a soli 10 Paesi.

La tentazione di tenere per sé i vaccini in eccesso è forte, soprattutto nel momento in cui negli Usa si comincia a pensare anche alla vaccinazione di bambini e adolescenti, con una possibile campagna a tappeto che coinvolga tutti i campus scolastici e universitari.  Ma Biden, come spiegano gli esperti, non avrebbe molto tempo per decidere, solo qualche settimana, perché il rischio è un rallentamento delle linee di produzione.

Il processo per produrre i vaccini anti-Covid infatti richiede normalmente fino a dieci settimane, mentre le modifiche necessarie per i mercati esteri richiedono ancora altro tempo.

Ci sono poi problemi che riguardano l’etichettatura e quelli sulla durata dei vaccini, che possono essere conservati fino ad un anno solo se congelati, mentre una volta confezionati devono essere usati in un arco di tempo che va dai quattro ai sei mesi.

Intanto dalla task force anti-Covid della Casa Bianca arriva l’ennesimo appello agli americani: la campagna di vaccinazione induce ottimismo, ma non è il momento di abbassare la guardia sul fronte delle restrizioni. Perché il rischio di una nuova ondata legata alle varianti del virus è dietro l’angolo.

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