Allarme Bce: rischio “shock improvviso” per le banche

In una foto d'archivio Christine Lagarde , presidente della Bce di fronte alle torri sede dell'istituto.
In una foto d'archivio Christine Lagarde , presidente della Bce di fronte alle torri sede dell'istituto. (Photo by Daniel ROLAND / AFP)

ROMA. – La Bce rinnova l’allarme sulle banche: occorre riconoscere, mettere a bilancio, e coprire con adeguati accantonamenti, i crediti deteriorati, prima che questi, quando prima o poi la marea della liquidità e degli aiuti statali tornerà indietro, si trasformino in uno “shock improvviso”.

Nel rapporto della Vigilanza bancaria dell’Eurotower l’espressione, che ha cominciato a fare capolino lo scorso anno nella forma del “cliff effect”, compare spesso.

É il rischio numero uno che le autorità finanziarie hanno sul tavolo, e consiste nella possibilità che a un rialzo dei tassi, a uno agli aiuti contro la pandemia, si inneschi una reazione negativa, sproporzionata e improvvisa.

Una specie di cigno nero in grado di compromettere la stabilità finanziaria, anche se tutt’altro che inatteso. Andrea Enria, il presidente della Vigilanza, lo mette nero su bianco, “c’è un rischio ulteriore di gravi shock improvvisi che le misure di sostegno pubblico inizieranno a venir meno”.

Christine Lagarde, la presidente della Bce, nell’introduzione al documento, presentato oggi al Parlamento europeo, la prende un po’ più alla larga: “quando le misure di sostegno pubblico alle banche inizieranno a venir meno in vari Paesi europei, è probabile che emergano ulteriori vulnerabilità, venendo a galla l’indebitamento dell’economia”.

Ma il segnale è chiaro. Tutto ruota attorno alle “imprese zombie” che lo shock pandemico lascerà sul campo. La política monetaria ultra-espansiva, la liquidità iniettata nelle tubature del sistema finanziario ed economico a suon di prestiti a tasso negativo, le garanzie sui prestiti, le moratorie, di fatto stanno nascondendo ciò che è accaduto nei bilanci di molte aziende. l’inversione di tendenza, se non gestita per tempo, e con grandissima attenzione, è un grosso rischio: per citare il guru finanziario Warren Buffett, “solo quando la marea scende scopri chi stava nuotando nudo”.

La preoccupazione è che quando la marea scenderà l’effetto possa essere così dirompente da trascinare il settore bancario, che rischia di trovarsi esposto – la cifra è stata ipotizzata dalla Bce nel 2020 come scenario “severo ma plausibile”, e da allora i numeri possono solo essere peggiorati visti gli ulteriori lockdown – a qualcosa come 1.400 miliardi di Npl. Una cifra ben più alta che nella grande crisi finanziaria di un decennio fa.

Una situazione che rende più urgente il completamento dell’Unione bancaria – Enria chiede un “percorso chiaro e rapido” – e darà una rinnovata spinta al m&a bancario: “vedo fusioni e consolidamenti”, dice Enria in audizione all’Europarlamento.

Ma l’insistenza  della Bce su quel “Cliff effect” mostra che a Francoforte c’è preoccupazione: specie per Paesi come l’Italia o la Grecia, con banche particularmente esposte alle imprese medio-piccole e a settori vulnerabili come turismo, attività ricreative, ristorazione. Si teme che quella attuale (per quanto riguarda le banche) si riveli la classica “calma prima della tempesta”.

Se così fosse, la pandemia si porterebbe dietro una coda velenosa di salvataggi bancari, default aziendali, instabilità, credito più difficile all’economia. Meglio, dunque, approfittare della calma attuale per una gestione del rischio attenta: non mettere quegli Npl sotto il tappeto, ma portarli alla luce, magari cederli impacchettandoli nelle cartolarizzazioni.

In Italia, non a caso, il Presidente dell’Abi Antonio Patuelli e il Direttore Generale, Giovanni Sabatini, hanno inviato oggi una lettera alle Istituzioni Italiane per chiedere un “intervento urgente”: un Decreto Ministeriale” che estenda di altri dodici mesi l’operatività delle Gacs, le garanzie pubbliche sulle operazioni di cartolarizzazione, che scadranno a maggio. Servirebbe – scrivono – a “dare prospettive ulteriori alle banche al fine di ridurre i crediti deteriorati e dare anche un importante segnale ai mercati nell’attuale eccezionale situazione”.

(di Domenico Conti /ANSA).

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