Guerra di sanzioni tra Occidente e Cina sugli uiguri

Stretta di mano tra Xi Jinping e Kim Jong-un in Corea del Nord. Immagine d'archivio
Stretta di mano tra Xi Jinping e Kim Jong-un in Corea del Nord. Immagine d'archivio.(ANSA)

BRUXELLES. – É scontro tra l’Unione europea e Pechino. Nel giorno in cui i 27 hanno imposto le sanzioni alla Cina per la repressione e gli internamenti di massa degli uiguri dello Xinjiang, il Dragone ha risposto con massicce contromisure contro eurodeputati, organi istituzionali e think tank europei, allontanando la possibilità di un voto positivo sull’accordo sugli investimenti Ue-Cina all’Eurocamera.

Alle sanzioni dell’Unione si sono aggiunte quelle di Canada, Regno Unito e Stati Uniti, “in perfetto coordinamento”, come ha evidenziato l’Alto rappresentante dell’Ue Borrell, riemergendo dalla riunione dei ministri degli Affari esteri che ha bollinato le misure, le prime dal massacro di piazza Tienanmen del 1989.

La decisione arriva proprio alla vigilia della ministeriale Nato a cui prenderà parte il segretario di Stato americano Antony Blinken, in arrivo a Bruxelles con il dossier Cina in cima all’agenda dopo lo scontro al vertice in Alaska della settimana scorsa.

Le reazioni dell’Unione intanto non si sono fatte attendere. Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha parlato di rappresaglia “inaccettabile” a cui non mancheranno “conseguenze”. E “di fronte alla quale non verrà meno la determinazione nel difendere i diritti umani”, ha avvertito Borrell.

Che non “intimidisce”, ha commentato il leader del Ppe Manfred Weber, mentre l’Olanda ha convocato l’ambasciatore cinese lasciando intendere che la questione sarà ripresa al vertice dei 27 leader di giovedì.

Le misure restrittive europee, nel quadro delle violazioni dei diritti umani, prevedono il divieto dei viaggi ed il congelamento dei beni e hanno colpito l’ex numero due del Partito comunista cinese nella regione, Zhu Hailun, ritenuto l’architetto del programma di sorveglianza, detenzione e indottrinamento su larga scala, oltre al segretario del partito comunista nella Production and Construction Corps (Xpcc), l’organizzazione economica e paramilitare statale dello Xinjiang – anch’essa sanzionata – ritenuto responsabile del ricorso sistematico, da parte dell’Xpcc, a uiguri e altre minoranze etniche come manodopera forzata.

Si aggiungono a questi il segretario del comitato per gli affari politici e giuridici del partito per lo Xinjiang, Wang Mingshan, oltre al direttore dell’ufficio per la pubblica sicurezza dello Xinjiang, Chen Mingguo.

Nel mirino cinese, per aver “danneggiato gravemente la sovranità e gli interessi della Cina e diffuso menzogne e disinformazione”, sono finiti invece cinque eurodeputati: i tedeschi Reinhard Bütikofer (Verdi) e Michael Gahler (Ppe), il francese Raphaël Glucksmann (S&d), il bulgaro Ilhan Kyuchyuk (Renew Europe) e la slovacca Miriam Lexmann (Ppe), in prima linea nella lotta contro le violazioni degli uiguri.

Tra i bersagli anche il Comitato politico e di sicurezza Ue; la sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo; il think tank tedesco Merics; e la Fondazione guidata dall’ex segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. I soggetti e le loro famiglie non potranno entrare in Cina, a Hong Kong o a Macao. Inoltre, le società e istituzioni a essi collegate subiranno restrizioni per gli affari con la Cina.

I ministri degli Esteri dell’Ue hanno adottato misure per le violazioni dei diritti umani anche contro Libia, Russia, Corea del Nord e Sud Sudan, oltre ad aver iscritto undici nomi sulla black list per il colpo di stato e le repressioni violente dei manifestanti in Birmania. Tra gli undici figura anche il comandante in capo dell’esercito Min Aung Hlaing. Presto, ha mpromesso Borrell, saranno colpiti anche gli interessi militari.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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