Scintille tra Letta e Salvini, prime crepe in maggioranza

Enrico Letta in una foto d'archivio del 19 ottobre 2020
Enrico Letta in una foto d'archivio del 19 ottobre 2020.. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – La conferenza stampa di Mario Draghi all’insegna del pragmatismo, in Europa e non solo, ha aperto il mese cruciale per il nuovo governo, stretto tra il Recovery Plan e il nuovo decreto sui ristori con tanto di ulteriore scostamento di bilancio. E la pax, nella maggioranza pro-Draghi, comincia ad incrinarsi.

E’ il segretario del Pd del Enrico Letta ad “aprire le danze” puntando il dito contro l’atteggiamento della Lega al Cdm sul decreto Sostegni. “Bene Draghi. Bene i ministri. Male, molto male che un segretario di partito tenga in ostaggio per un pomeriggio il Cdm (senza peraltro risultati). Pessimo inizio Salvini”, sottolinea.

“La Lega pensa agli italiani, Letta stai sereno”, replica a stretto giro Matteo Salvini. “Stai sereno? Apperò..”, ironizza su twitter Letta chiudendo una giornata nervosa tra le due ali della maggioranza nella quale si butta Giorgia Meloni dicendo di non vedere differenze tra l’operato di Draghi e quello di Conte.

Ma lo scambio di complimenti tra i due non sono le uniche scintille di giornata. Matteo Renzi, ad esempio, non risparmia stoccate al M5S e a Beppe Grillo. Forza Italia rimarca che il suo puntare i piedi “è nell’interesse del Paese” e rivendica una riforma della giustizia all’insegna del garantismo, subito stoppata da una batteria di parlamentari pentastellati a difesa degli strumenti informatici introdotti “per combattere la corruzione”.

E con l’arrivo del dl sostegni in Parlamento le cose potrebbero peggiorare. Anche perché, parallelamente, alle Camere arriverà il Pnrr, il nuovo Piano di Ripresa e Resilienza targato Draghi. Un piano destinato a discostarsi sensibilmente da quello di Giuseppe Conte e sul quale i partiti proveranno a mettere le loro “bandierine”.

Il primo appuntamento è per il 30 marzo, con le risoluzioni di maggioranza sul Recovery Plan sebbene, per ora, le commissioni abbiano esaminato un piano già vecchio perché del precedente governo. Il premier passerà l’intero weekend al lavoro a Roma mentre il dl Sostegni arriverà al Quirinale per la firma del capo dello Stato non prima di lunedì.

Tre sono i dossier principali a cui si prepara il governo: campagna vaccinale, Recovery Plan e nuovo provvedimento già battezzato “decreto conguaglio”. Con un’appendice: la rimodulazione dei protocolli per le aperture che, come spiegava lo stesso Draghi una decina di giorni fa, potrebbe essere messa in campo quando l’Italia uscirà dalla stretta di Pasqua. Con un occhio particolare a quelle attività più legate al turismo.

Sul fronte vaccini, invece, il premier si prepara a fare asse con la cancelliera Angela Merkel al prossimo Consiglio Ue del 25 marzo. Coordinamento e rapidità decisionali, per il governo, sono fattori essenziali della gestione europea dei vaccini, a partire dall’esame di Ema sul siero Sputnik. “Se non si riesce a mantenere questo coordinamento si possono vedere altre strade”, è il messaggio che Draghi ha recapitato a Bruxelles.

Sulla campagna vaccinale il premier non vuole altri stop. Aprile, nel programma del commissario Paolo Francesco Figliuolo, sarà un mese cruciale, con la ripresa di AstraZeneca e l’arrivo, a metà mese, del siero Johnson & Johnson. Il premier ha annunciato che farà il vaccino anglo-svedese. Succederà nei prossimi giorni ma Draghi manterrà una certa discrezione, sulla scia dell’esempio del presidente Sergio Mattarella.

Potrebbe invece essere infarcita di vip come testimonial, a cominciare dal mondo sportivo, la campagna di sensibilizzazione che il governo sta preparando per convincere anche i più dubbiosi a fare il vaccino sul quale giovedì l’Ema ha dato via libera.

Nel frattempo, la coda di polemiche sulla sanatoria fiscale inclusa nel dl Sostegni si riverserà alle Camere nella forma di emendamenti, con il Pd pronto a stoppare i blitz della Lega. “Il Partito democratico unito e forte rende efficace e forte il governo”, sottolinea Letta. E ulteriori crepe potrebbero esserci in vista del Def e del nuovo scostamento, entro metà aprile.

“Il dl Sostegni ha cifre ridicole, Draghi è come Conte”, sottolinea la leader di Fdi Giorgia Meloni. “Con il condono non siamo partiti bene”, sottolinea il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Per lo scostamento servono “almeno 50 miliardi”, avvertono invece gli ex M5S Alessio Villarosa e Michele Sodano.

(di Michele Esposito/ANSA)

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