Inps: persi 660.000 posti, Orlando: ” Stato crei lavoro”

Un bar chiuso durante le restrizioni anti covid.
Un bar chiuso durante le restrizioni anti covid. (ANSA)

ROMA.  –  Sono quasi 660.000 i posti di lavoro persi in Italia a dicembre rispetto a un anno prima con un crollo soprattutto per i rapporti flessibili mentre quelli a tempo indeterminato sono aumentati grazie al blocco dei licenziamenti deciso per fronteggiare l’emergenza Covid che ha dimezzato quelli “economici”.

Il saldo annualizzato dei posti di lavoro (la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi)  a dicembre – si legge nelll’Osservatorio Inps sul precariato –  è negativa  per 659.808 unità. Ma se i rapporti a tempo indeterminato segnano un aumento di 259.000 le altre tipologie contrattuali registrano una riduzione di 919.000 rapporti con un calo pesante soprattutto per il lavoro a termine (-493.000).

La questione lavoro è centrale per l’attuale Governo che per fronteggiare l’emergenza economica ha deciso di prorogare il blocco dei licenziamenti fino a giugno per tutti e fino a ottobre per chi non ha ammortizzatori sociali ordinari come le piccole imprese.

Ma il passaggio ulteriore – secondo quanto ha spiegato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando – è il ruolo dello Stato che deve essere attivo anche nella produzione di nuovo lavoro.

Una affermazione questa che è piaciuta al segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. “Un intervento diretto dello Stato – ha detto Landini – è un cambiamento molto consistente. Lasciare fare al mercato non ha funzionato nel lavoro”.

Lo Stato per il ministro Orlando non deve intervenire solo nell’incentivazione della creazione di lavoro “ma debe guidare alcuni processi di trasformazione. Il Recovery guida questo concetto”. Il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri ha ribadito la necessità di creare occupazione “stabile e dignitosa” e un sistema di ammortizzatori sociali che protegga tutti i lavoratori.

La pandemia da Covid esplosa in Italia a marzo 2020 ha penalizzato l’anno scorso soprattutto l’occupazione nel commercio, nella ristorazione e nel settore dell’alloggio, comparti che hanno perso nel complesso 370.000 posti, oltre la metà di quelli totali: Questo è il risultato della presenza massiccia in questi settori di lavoro temporaneo e comunque di contratti precari che non sono stati tutelati dal blocco dei licenziamenti.

Se il saldo annualizzato complessivo è stato negativo per 370.346 posti il dato è il risultato di un aumento di 81.741 posti a tempo indeterminato (le assunzioni sono diminuite ma le cessazioni sono state in gran parte bloccate) e di una perdita di 452.387 rapporti nelle altre tipologie rispetto a dicembre 2019, la metà dei rapporti di lavoro persi tra quelli non a tempo indeterminato.

Le assunzioni complessive nell’anno da datori di lavoro privati sono state cinque milioni con un calo del 31% rispetto al 2019.Le trasformazioni da tempo determinato nel 2020 sono risultate 553.000 (-22%). Le cessazioni nel 2020 sono state in complesso 5.688.000 con un calo  (-20%)  legato soprattutto al blocco dei licenziamenti.

La riduzione delle cessazioni  è stata particolarmente accentuata per i contratti a tempo indeterminato nel periodo marzo-dicembre 2020  (-31%). Si sono dimezzati i licenziamenti di tipo economico passati dai 500.000 del 2019 a meno di 250.000 nel 2020 mentre sono lievemente aumentati quelli disciplinari (da 80.000 a 85.000).

Per non penalizzare le imprese e salvaguardare i posti di lavoro si è fatto un utilizzo massiccio della cassa integrazione con causale Covid. Tra il primo aprile 2020 e il 28 febbraio 2021 sono stati autorizzati quasi 4,4 miliardi di ore di cassa e il fenomeno non si è ridotto nei primi mesi del 2021 con oltre 390 milioni di ore di cassa autorizzate (173,3 milioni a febbraio, il 97% con causale Covid).

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