Paese di otto abitanti Covid-free, i vaccini arrivano con l’elicottero

Una veduta del borgo montano Monteviasco (Provincia di Varese).
Una veduta del borgo montano Monteviasco

ROMA. – Si chiama Monteviasco, ed è un borgo montano quasi completamente isolato, non raggiunto da strade carrabili, ma unicamente da mulattiere e da una funivia. “Dal novembre 2018 la funivia che collega il comune di Curiglia alla frazione di Monteviasco è stata fermata – spiega il luogotenente dei carabinieri Giampaolo Paolocci -, e da allora i carabinieri non hanno fatto altro che mettere in atto il servizio di prossimità. Due o tre volte a settimana, zaino in spalla, percorriamo a piedi una mulattiera di 1.400 scalini in un’ora di cammino, per portare in paese generi di prima necessità, medicinali e la posta per gli abitanti del luogo”.

Monteviasco è una frazione di Curiglia di Monteviasco, comune della provincia di Varese, in Lombardia, che ha 177 abitanti e si trova sul versante meridionale della Val Veddasca, a ridosso del confine con la Svizzera assurto a onore delle cronache quando lo scorso 11 marzo i sanitari con Guido Bertolaso sono arrivati per vaccinare gli abitanti.

“Il primo lockdown è stato una sorpresa – racconta la signora Lucia, residente nella frazione -. Ero salita a Monteviasco dopo aver passato l’inverno giù, vicino alla mia famiglia. Ero venuta per sistemare alcune cose e poi sarei riscesa come faccio di solito. Abito qui ma vado anche a trovare la mia famiglia. Ho ricevuto una chiamata dai miei figli che mi hanno detto di rimanere qui, per evitare il caos e i possibili contagi. A quel punto ho accettato di buon grado di fermarmi: io sono nata qui, e sono quasi venti anni che sono tornata praticamente in pianta stabile con mio marito e i miei figli”.

La signora Lucia è una degli otto residenti che hanno ricevuto il vaccino contro il Covid. “Una fortuna”, commenta: “Certo, vista la mia veneranda età l’avrei anche lasciato volentieri a qualcuno che ne aveva più bisogno. Ci hanno chiamati e ci hanno detto che sarebbero venuti a vaccinarci. Noi ovviamente abbiamo accettato di buon grado: non avevamo chiesto nulla e nonostante questo ci hanno contattato loro. Ne siamo stati felici.

Sono arrivati con l’elicottero perché non potevano far diversamente: il tempo necessario per arrivare a piedi non avrebbe permesso di conservare il farmaco. I medici sono arrivati e siamo stati vaccinati nel piccolo ambulatorio del paese. Erano due medici e un’infermiera, sono stati gentilissimi. Eravamo in otto, sette residenti fissi e una persona che era di passaggio”.

Una situazione complicata, dunque. E la signora Lucia ne approfitta per lanciare un appello alle istituzioni: “Sono tre anni che facciamo sacrifici enormi non avendo la funivia e sperando che qualcuno si metta una mano sulla coscienza pensando alla nostra condizione”.

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