Letta duro su Salvini e lancia centrosinistra con M5s

Enrico Letta in centro a Roma dopo la sua candidatura come segretario del Partito Democratico (pd)
Enrico Letta in centro a Roma dopo la sua candidatura come segretario del Partito Democratico (pd), Roma, 12 marzo 2021. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Nel mirino c’è prima di tutto Matteo Salvini. E’ vero che Pd e Lega sono al governo insieme, ma il segretario dem Enrico Letta rimarca le distanze. E lo fa in maniera anche dura, lui che non è solito usare toni troppo aspri. In un lungo incontro con la stampa estera, l’ex premier torna sul tema ius soli. Nei giorni scorsi Salvini lo ha avvertito: “se ne parla vuol dire che vuole far cadere questo governo”.

Ma Letta non fa un passo indietro e replica: “In Italia – spiega – complice la propaganda della destra, si racconta questa questione in modo sbagliato. Che sia ius soli o ius culturae si può ragionare, sono flessibile sugli strumenti, purché si arrivi a un risultato in tema di cittadinanza per chi nasce nel nostro Paese”.

Il segretario del Pd conferma il sostegno pieno al governo Draghi. E già lavora “per vincere le elezioni del 2023”. Legge elettorale permettendo – l’ex premier è per un sistema maggioritario – lo scenario che ha in mente è quello di due blocchi contrapposti: “Da una parte le destre, con Salvini e Meloni protagonisti, e dall’altra un’alleanza di centrosinistra guidata dal Pd che dialogherà con i 5 Stelle”.

“Ho molto filo da tessere”, spiega Letta, che annuncia incontri con Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Ma nelle quasi due ore di intervista, il nome che ripete con maggiore frequenza è quello del segretario della Lega. E per rendere più efficace la critica, usa l’ironia.

Sui vaccini “invidio molto Matteo Salvini, che ha una idea su tutto e che dice la sua su tutto, esattamente il modello tipico italiano: tutti ct della Nazionale. Ma penso invece che la politica fatta così tutto sommato abbia fatto tanti danni”. E poi un’altra sferzata: bene la “virata” di Salvini sull’Ue, con l’adesione al programma Draghi, ma “è come se il Papa fosse andato a San Pietro e avesse detto: ‘Cari fedeli Dio non esiste, ma continuate a andare a messa’”.

D’altronde, Letta vede nella Lega un avversario diretto. “Il Pd a cui voglio lavorare deve essere il partito che torna a occupare i territori e a sfidare la Lega sui territori”. E a chi gli fa notare l’anomalia di un’alleanza di governo che mette insieme “nemici” sempre, Letta fa notare che si deve fare “una distinzione fra Lega e FI. Nei giorni scorsi Brunetta ha fatto cose che condividiamo”.

Fra le prime questioni da affrontare c’è quella della corsa per Roma, con l’ex ministro Roberto Gualtieri che avanza la sua candidatura. Per il segretario Pd, quella della Capitale “sarà una partita molto importante delle elezioni amministrative di autunno, che saranno una tappa di avvicinamento alla costruzione di questa alleanza di centrosinistra e con i 5 Stelle che costruiremo in vista delle politiche del 2023”.

L’arrivo di Letta al Nazareno ha portato a sondaggi meno inclementi per il Pd. La scorsa settimana l’Swg dava i dem come quarto partito, l’ultima rivelazione lo dà di nuovo al secondo posto, col 17,4%, dopo la Lega (24,2%), ma marcato a uomo da Movimento Cinque Stelle e Fratelli d’Italia, entrambi con il 17%.

Resta il capitolo interno al Pd. Con Letta che cerca di smussare il peso delle correnti – “I renziani? credo che siano categorie del passato” – e di rilanciare il tema della rappresentanza di genere: “E’ un impegno prioritario e fondamentale, se non sarò riuscito” a cambiare lo stato delle cose nel Pd “a bilancio di questo mio tempo di segretario avrò fallito”.

C’è poi la questione segreteria, che dovrebbe essere varata fra un paio di settimane, quando al Nazareno arriveranno le risposte dei circoli alle 21 domande che il segretario ha posto alla base per definire il programma del partito. E quella dei capigruppo di Camera e Senato. Al momento la loro sostituzione non sembra all’ordine del giorno.

I programmi di Letta sono a lungo termine. Anche per spiegare questa convinzione ha usato l’ironia: perché dovrebbe resistere di più di altri segretari del Pd? Gli ha chiesto un cornista straniero: “Perché questa è l’ultima chance”.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

Lascia un commento