Dal voto ai sedicenni allo Ius soli, le proposte in Parlamento

Ius soli, cittadinanza italiana a figli di stranieri nati in Italia.
Ius soli, cittadinanza italiana a figli di stranieri nati in Italia.

ROMA. – Il voto ai sedicenni, lo ius culturae, la legge elettorale maggioritaria e una norma anti-trasformismo: le quattro riforme proposte domenica dal segretario del Pd Enrico Letta, sono tutte riforme con testi già presentati in Parlamento ma ognuna sostenuta da maggioranze diverse. E per questo tutte di complessa approvazione in questa legislatura. Ecco lo Stato dell’arte.

VOTO AI SEDICENNI: è un vecchio cavallo di battaglia di M5s e di Beppe Grillo, ma anche di Letta che ne aveva parlato nel 2019. Ci sono già tre progetti di legge depositati: uno di Riccardo Nencini presentato sin dal luglio 2018 al Senato, uno di Giammarco Corbetta (M5s) il 25 marzo 2019 sempre a Palazzo Madama ed uno di Luca Toccalini della Lega l’1 ottobre 2019 .

I voti di M5s, Lega e Pd garantirebbero l’approvazione ma Fi, con Roberto Occhiuto ha espresso contrarietà. Inoltre tale legge si scontra con un’altra riforma in dirittura d’arrivo, vale a dire quella che attribuisce il diritto di voto ai diciottenni anche per il Senato.

Per questa riforma mancano solo il voto finale dell’Aula della Camera e quello del Senato, su un testo non più modificabile. Il motivo per cui, su suggerimento di Giuseppe Brescia, nel 2019 M5s si era fermato con questa sua proposta.

IUS CULTURAE: è la riforma più avanti nel suo iter parlamentare ma al contempo è la più divisiva. Alla Camera ci sono tre progetti di legge di Matteo Orfini, Laura Bodrini e Renata Polverini, su cui si è già svolta la discussione generale e un ciclo di audizioni, concluso il 4 marzo 2020.

Il relatore e presidente della Commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia (M5s), ha osservato che sarebbe stato più facile andare avanti con la vecchia maggioranza. A dargli ragione è la levata di scudi da parte del leader della Lega Matteo Salvini (“Se Letta parla di Ius Soli vuol dire che vuole far cadere questo governo”) e del capogruppo di Fi Roberto Occhiuto (“Letta eviti di terremotare il governo con proposte divisive”), senza contare Fdi (Fabio Rampelli) che però non sostiene Draghi. Il Pd risponde a Salvini intimandogli di “non fare ricatti” (Filippo Sensi), perché per i Dem, spiega Graziano Delrio, l’agenda parlamentare è diversa dall’agenda di governo.

LEGGE ELETTORALE: il ritorno al maggioritario e al Mattarellum, proposto domenica da Letta, è uno dei punti di discontinuità rispetto alla precedente segreteria, e di avvicinamento alla Lega e al centrodestra. La riforma elettorale è già incardinata alla Camera dove, il 7 gennaio 2019, il relatore Giuseppe Brescia aveva presentato un testo unificato, il Germanicum: proporzionale con soglia al 5%.

Tutto il centrodestra aveva fatto le barricate proponendo un sistema maggioritario. M5s tuttora è a favore del proporzionale, così come Leu. Il tema si collega con quello delle alleanze da fare o prima del voto, secondo la linea neo-ulivista di Letta, o dopo le urne, secondo la linea Zingaretti.

TRASFORMISMO: la lotta a questa pratica è un altro punto di discontinuità di Letta da Zingaretti, che appoggiò l’iniziativa di Conte del gruppo dei Responsabili. Già il Senato, con il nuovo Regolamento, impedisce la nascita di nuovi gruppi che non siano legati a partiti presentatisi alle elezioni. La proposta di Letta è più radicale, poiché prevede di trasformare il Gruppo Misto, che ha le stesse prerogative di tutti gli altri gruppi compresi i finanziamenti, in un gruppo di non iscritti, come al Parlamento europeo o in altri Parlamenti nazionali. Basta una modifica dei Regolamenti parlamentari che, tuttavia, per prassi richiede un consenso ampio dei gruppi.

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